Jinchuriki Dimension

Per quel 20% in più..., Esisterà davvero?

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view post Posted on 25/11/2013, 13:48
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Sannin

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Ho sempre odiato le levatacce, anche se spesso ne ho dovute avere per via del mio lavoro. Ormai dovrei esserci abituato, ma doversi alzare in piena notte e dover anche partire rimane comunque una seccatura enorme, non credo sia proprio possibile farci l'abitudine.
Alle due del mattino mi trovo all'uscita ovest della città di Jushii che abbiamo stabilito come campo-base temporaneo, e anche dove molto probabilmente dovremo combattere la prossima battaglia in questa guerra. Per quello, dovrò lasciare ai miei subordinati migliori il compito di comandare le milizie contro l'assedio, sperando che la città resista il più possibile. Prima di partire mi sono informato sulle scorte di viveri e di medicinali di cui disponiamo e di quanto soldati possono essere ancora operativi, finché gli addetti all'inventario non mi hanno stimato che possono resistere a un assedio ininterrotto per almeno quaranta giorni. Questo sarà il periodo massimo entro il quale dovrà terminare la mia missione con Makoto, compreso il viaggio di ritorno, ma quella che ho è solo una stima: a seconda delle forze nemiche, il tempo a disposizione potrebbe essere ancora meno. In ogni caso dovremo muoverci il prima possibile.
In fondo alla strada che porta a questi cancelli comincio a intravedere Makoto che si avvicina, pronto di tutto punto per partire con me.
"Sei in perfetto orario" gli dico.
"Allora, si va?"
 
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view post Posted on 26/11/2013, 19:39
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Appena lo Tsuchikage entrò nella tenda allestita da quelli di Iwa, mise un po' di agitazione nei presenti, o almeno quelli che erano ancora svegli. Dopo l'improvvisa chiamata da parte degli altri Kage, la curiosità era ben visibile sul volto di tutti, ma Makoto aspettò qualche secondo prima di rispondere, giusto il tempo di riordinare le idee.
Com'era prevedibile, la storia dell'Imperatrice e della Principessa lasciò a bocca aperta praticamente tutti, ma in fondo c'era da aspettarselo: era come se gli avesse appena raccontato che la Terra in realtà fosse piatta. Qualcuno rimase in silenzio, estereffato, ma un gruppo velocemente si riusnì in disparte, ragionando sulle informazioni appena raccolte. Ma quella discussione fu subito interrotta dal Kage di Iwa, raccondando che era già stata scelta la squadra che sarebbe andata alla riceca della fantomatica arma, composta da soli due elementi: lui e il Raikage.
Com'era ovvio, quella decisione trovò non poche lamentele, ma Makoto aveva già pronta la replica. Avrebbe potuto limitarsi a dire che anche senza di lui l'esercito di Iwa aveva fatto un buon lavoro, ma non era una risposta nel suo stile. Era troppo banale per i suoi gusti e quindi incentrò la sua riflessione sul fatto che si fidava ciecamente dei suoi sottoposti, riponendo in loro una grande fiducia. Stava anche per aggiungere una nota ironica, come del tipo che morto un Kage se ne fa un altro, ma preferì evitare vista la tensione dei presenti.
Detto ciò che doveva riferire, lo Tsuchikage andò in uno degli angoli della tenda, dove teneva la sua roba, e si preparò per la nuova missione. Era talmente incerta che non sapeva nemmeno quanta attrezzatura portarsi dietro con tanto di esplosivo o quanti giorni sarebbe durata. Senza contare che pure il risultato finale era altrettanto incerto, visto che non sapeva nemmeno se quella leggendaria arma esisteva oppure no. Mentre stava dando un veloce controllata, lo Tsuchikage si accorse che affianco a lui era comparsa Midori, il cui volto era a metà strada tra la rabbia e il dispiacere. Era infuriata perché per l'ennesima volta Makoto faceva di testa sua, senza riferirle niente, ma dall'altra era triste per la nuova partenza del ninja artista. Prima che la kunoichi potesse dire qualcosa, Makoto si voltò e le passò un braccio sopra le spalle, come per rassicurarla. In effetti si sentiva un bastardo ad abbandonarla lì, nonostante Midori sapesse benissimo cavaserla da sola, ma in fondo rimaneva pur sempre la sua amata.
Una volta pronto a partire, lo Tsuchikage prese le sue scorte e si incamminò fuori dalla tenda, per raggiungere il Raikage ad una delle uscite di Jushii, avamposto provvisorio dell'Esercito Alleato. Ma appena uscito dalla tenda, si accorse della presenza di Midori che, con gesto velocissimo, gli stampò un caloroso bacio sulla guancia. Era il suo modo per augurargli buona fortuna, ma Makoto in realtà si sentiva già fortunato ad aver trovato una come lei...
Qualche secondo dopo, attraversando una città quasi silenziosa, Makoto raggiunse il luogo dell'appuntamento e lì trovò Yosuke, anche lui pronto per il viaggio.
"Allora, si va?" esordì.
"Certamente!" gli rispose. "Tutto sistemato?"
"Se parli di aver preparato i miei sottoposti, sì. Ma se parli di quella che mi sta aspettando con ansia perché sono il suo fidanzato, quello proprio no. E' proprio vero che le donne hanno una pazienza enorme, soprattutto nel nostro caso!"
"Ti capisco, ti capisco..."
 
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view post Posted on 29/11/2013, 13:35
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"Ti capisco, ti capisco... non sei l'unico che è atteso a casa da una donna, nel mio pacchetto sono compresi pure due figli ancora in erba."
"Ora che ci fai pensare, Yos'ke, tu hai detto di essere vicino ai 100 anni, vero?"
"98, per la precisione. Perché?"
"I tuoi figli sono ancora dei marmocchietti che hanno sì e no 10 anni..."
"Sì..."
".. e la tua signora ne ha 40 all'incirca."
"Sì..."
"Il che porta alla logica conclusione che quando voi due avete fatto il Trotta-Trotta-Cavallina avevate già una differenza di... 60 anni. Questo non ti fa sentire un po' un vecchio pedofilo?"
"MANCO PER NIENTE!"
dovevo presupporre che intendeva arrivare a questo "E NON METTERMI PIU' CERTE IDEE IN TESTA!"
"Ok ok, calma, pensavo solo..."
"Sì, ho capito che pensavi. Ma non chiedermelo più!"
"Ma i tuoi figli non trovano nulla di strano ad avere un padre già vecchio di un secolo?"
"MAKOTO!"
"Va bene, la smetto, ho capito."

Terminato questo fastidiosissimo intramezzo (sì, ho cento anni! E allora?) lasciamo completamente l'uscita della città e cominciamo a considerare la missione da intraprendere.
"Allora, Yos'ke, che direzione dobbiamo prendere?"
"La stessa che abbiamo preso per uscire dalla città: verso ovest."
"A ovest? E che c'è da quella parte?"
"Le montagne al confine col Paese del Fuoco e il Nokoshite no Ranzu: l'ultimo posto dove è stata Chisenkyu prima di morire, il luogo dove aveva il suo rifugio. Se vogliamo trovare degli indizi o qualsiasi riferimento all'arma che cerchiamo, direi che è meglio partire da lì."
"Fino a quel tratto di frontiera è un bel viaggetto via terra. Magari preparo un bel paio di volatili di argilla, che ne dici?"
"Va bene, ma è più prudente spostarci per via aerea solo finché è ancora notte. Se ci facciamo vedere di giorno e in pieno cielo sereno, diventeremmo facilmente individuabili. Quando c'è il sole, viaggeremo a piedi."
"Individuabili... da chi?"
"Da qualcuno dello Xai Ming, potrebbe anche essere."
"Ritieni che potrebbero già esserci delle spie o esploratori all'interno del Paese? Sono sbarcati solo questo pomeriggio."
"Sai com'è, con quella gente si impara a non stupirsi più di nulla e a non dare niente per scontato."
"Già, hai ragione. Faremo come suggerisci tu, allora."

Stabilito questo, in pochi secondi e rapidi movimenti delle mani artistiche, le sue opere volanti prendono forma e vita, ingigantendosi in due scoppi davanti a noi. Saliti sui dorsi delle creature alate, il nostro viaggio comincia.
 
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view post Posted on 5/12/2013, 00:23
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Yosuke aveva ragione. Anche se il fronte nemico era lontano diversi chilometri, c'era sempre il rischio di essere individuati da qualche avanguardia nemica, soprattutto se come mezzo di trasporto eri abituato ad usare un enorme e vistoso volatile bianco nel cielo notturno. Dopo quello che era successo sulle spiaggie del Paese del Fulmine, una certa dose di paranoia era più che legittima.
Una volta creati i due mezzi volanti, i due Kage furono pronti a partire, in direzione ovest. Dopo aver spiccato il volo, il volatile d'argilla dello Tsuchikage si alzò di quota, sempre seguito a ruota da quello del Raikage, e dopo aver raggiunto un'altezza sufficiente iniziò il suo lungo viaggio. Per non mettere in difficoltà il suo collega, Makoto preferì volare ad una velocità non troppo elevata, cercando allo stesso tempo di risparmiare più energie possibili.
Dalla loro posizione, nonostante fosse un po' scomoda a causa di alcune raffiche di vento freddo, poterono ammirare sotto i loro occhi tutta la campagna del Paese del Fulmine, superando diversi colline coltivate a gradoni e un paio di villaggi ancora intatti, collegati da una lunga strada serpeggiante. Era tutto così tranquillo che sembrava irreale, visto che il fronte non era troppo lontano da quel punto.
Arrivati una zona più pianeggiante, Makoto si voltò all'indietro per controllare il volo di Yosuke. Come lui, anche il Raikage si era avvolto attorno al suo mantello, unico mezzo che avevano per difendersi da quella notte così gelida. L'unico lato positivo di quella situazione fu che il cielo era completamente libero da nuvole, permettendo così di avere un'ottima visibilità.
"Purtroppo non sono attrezzato per avere un fonte di calore in volo, amico mio..." constatò lo Tsuchikage.
"Tranquillo, non badare a me" rispose Yosuke. "Non è la prima volta che devo affrontare un freddo così intenso!"
"Grazie, ora mi sento più sollevato!"
affermò Makoto. "Facendo un rapido calcolo, tra due o tre ore dovrebbe sorgere il sole. Credo che a quel punto ci daremo il cambio: sono sicuro che tu sarai più informato di me sulla strada da percorrere a piedi."
"Confermo."

Detto questo, il Kage di Iwa si preparò una pallina d'argilla ed iniziò ad agitarla tra le mani. Con il freddo di quella notte, tenere le dita occupate era l'unico modo per evitare di congelarle. Inoltre sarebbe servita come pallina anti-stress, visto che il viaggio da lì in poi sarebbe risultato monotono.

Ad un certo punto del viaggio Yosuke, sempre avvolto nel suo mantello, percepì un leggero picco di luminosità alle sue spalle e d'istinto di voltò all'indietro: il crepuscolo era alle porte. Poco dopo anche Makoto si accorse del sorgere del sole e poco dopo iniziò a manovrare i due volatili d'argilla per una lenta discesa. Nel giro di pochi minuti, planando dolcemente su un largo prato erboso, lo Tsuchikage fece una larga virata e con molta tranquillità atterrò, seguito poco dopo dall'altra sua creazione. Nel frattempo il sole si era completamente sollevato oltre l'orizzonte, mostrando un intenso bagliore arancione.
Prendendosi qualche secondo di pausa, i due Kage ne approfittarono per stiracchiare un po' muscoli, sicuramente indolenziti a causa del viaggio. E una temperatura nettamente più mite agevolò il loro recupero fisico, necessario per proseguire la loro missione.
"Mi sento rinato!" esclamò Yosuke.
"Non dirlo a me!" ribatté Makoto. "Mi è venuta una fame da lupi... che ne dici se faccio una sosta?"
"D'accordo, ma facciamo in fretta."
"Nessun problema. Ah, sai per caso dove siamo? Ancora nel Paese dei Fulmini?"
"Sì. Più o meno so dove ci troviamo."
"Perfetto! Perché io mi sono perso almeno un'ora fa!"

Tutt'altro che preoccupato, lo Tsuchikage si allontanò leggermente dal suo collega di Kumo e puntò versi meli che crescevano su quel prato. Li aveva addocchiati da quando stava compiendo le manovre di atterraggio: sarebbe state un ottimo contorno per una delle razioni che si era portato dietro...
 
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view post Posted on 10/12/2013, 13:19
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Piccola nota: il crepuscolo è il tramonto, non l'alba :D


Si sta alzando il sole, si preannuncia una giornata serena... almeno dal punto di vista meteorologico, per noi ninja è solo un'altra giornata di guerra da sostenere. Per me e Makoto è il primo dei quaranta giorni di tempo che abbiamo per svolgere la missione.
Atterrati su una pianura, ci apprestiamo a fare colazione, aggiungendo qualche mela succosa alle razioni da campo che ci siamo portati, il che rende più gradevole il pasto. Arrivato il momento di riprendere il viaggio, ora tocca a me fare da guida, visto che quella dello Tsuchikage non può più essere utile da qui in avanti.
A dire il vero, ricordo bene questo posto e questa vasta pianura. Appena mezzo chilometro più a nord, c'è la rupe alle cui pendici è situato il Tempio del Fulmine. Sono passati moltissimi anni dall'ultima volta che ci ho messo piede, è un peccato che le circostanze non mi consentano questa momentanea deviazione, mi piacerebbe tornarci.
"Quanto distano ancora le montagne al confine?" domanda Makoto.
"A piedi? Due giorni sicuramente." ma contando che di notte procediamo in volo e di tanto in tanto avremo anche bisogno di fermarci a dormire, non saprei dire con esattezza quanto impiegheremo. "Però il Tempio del Fulmine si trova ancora più vicino. Se ci rivolgiamo ai monaci, loro potrebbero sapere qualcosa."
"Davvero? E perché i monaci di quel tempio dovrebbero avere delle informazioni su un qualcosa proveniente dallo Xai Ming?"
"Da ragazzo conobbi uno dei Maestri Monaci del passato. E come Chisenkyu, anche lui e la sua famiglia provenivano dallo stesso paese, per l'appunto lo Xai Ming. Certo, è una possibilità debole come lo è perquisire i resti del rifugio di Chisenkyu, ma può darsi che fra i monaci sia stata tramandata qualche conoscenza segreta."
"Se vuoi la mia, Yosuke, questa ipotesi è ancora meno plausibile di quella che stiamo seguendo ora. Se questo Maestro Monaco l'hai conosciuto quando eri ragazzo, da allora saranno passati fin troppi anni. Semmai egli avesse saputo qualcosa sull'arma che cerchiamo, credo sarebbe stato più intelligente se si fosse portato quell'informazione nella tomba."

A ben pensarci, non ha tutti i torti. Mi ricordo ancora di Sonnei Tokuha, il Maestro Monaco. Lui stesso, per un po', fu restio a rivelarmi il luogo in cui si nascondeva Chisenkyu, finché non ho giurato io stesso di non rivelarlo mai a nessuno fintanto che lei fosse ancora in vita. Infatti, non l'ho detto neanche ai miei compagni di viaggio dell'epoca. Se non voleva indicarmi solo il nascondiglio, figurarsi se fosse stato ancor più disposto a dire qualcosa su questa arma misteriosa.
"Forse hai ragione, alla fin fine è un'ipotesi da scartare."
"Non era proprio quello che volevo dire."
risponde sorprendendomi "La mia proposta era di continuare sulla strada per le montagne. Qualora le ricerche lì dovessero rivelarsi vane, potremmo tornare a rivolgerci ai monaci del Tempio del Fulmine."
Ha ragione. Già l'idea di ispezionare il rifugio distrutto di Chisenkyu non è una prospettiva fruttuosa, sarebbe quindi cosa buona avere un piano di riserva; anche se pure quello non è granché...
"Sì, devo dire che è una buona idea. Allora proseguiamo. Qualche chilometro più avanti e poi ci addentreremo nel deserto del Fulmine. Non c'è solo sabbia, è costellato di alti speroni rocciosi, ideali per degli agguati, quindi dovremo fare molta attenzione. Non solo: ci sono anche resti frantumati di un macigno colossale e una foresta di giganteschi tronchi nodosi sui quali sbocciano dei fiori dalle proporzioni anomale. Secernono un polline che induce alla perdita di sensi, se respirato, ma può avere anche effetti peggiori sconosciuti."
"Ho già sentito di un deserto con simili caratteristiche. Di' un po', starai mica parlando..."
"Sì: è quella parte di deserto che è stata teatro di scontro fra Madara Uchiha e i Cinque Kage del passato."

Anche a distanza di decadi, quella zona non si è mai ripresa dalle catastrofi conseguite da quella battaglia leggendaria e ancor oggi lascia il suo segno su chiunque l'attraversi. A volte sembra di percepire ancora il chakra dei sei guerrieri che devastarono quel sito storico.
"Comunque... ora incamminiamoci."
La nostra ricerca continua ancora.
 
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view post Posted on 15/12/2013, 02:16
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Più si proseguiva con quella missione, più i dubbi di Makoto aumentavano. Non era sfiducia nei confronti di Yosuke, anzi lo riteneva una delle persone più affidabili che aveva conosciuto, ma tutta quella storia erano troppo piena di "forse". Ed erano passati molti anni tra i ricordi del Raikage e il tempo attuale, in cui poteva essere successo tutto e il contrario di tutto, quindi ogni riferimenti a persone o luoghi era da prendere con le pinze. Ovviamente lo Tsuchikage, quand'aveva un grado più basso, aveva affrontato missioni anche con meno informazioni di quella in corso, ma aveva la terribile impressione che fosse come ritrovare il proverbiale ago nel pagliaio. Il problema era che non solo il pagliaio era enorme, ma non si sapeva neanche dove fosse.
Ripartiti dopo la sosta, i due Kage proseguirono in direzione ovest, lungo una strada di campagna. La via era completamente sgombra e col proseguire della corsa si poteva sentire la temperatura esterna diventare sempre più mite. Ciò non era causato solo dalla presenza del sole, ma soprattutto dall'avvicinarsi di una zona desertica. Non mancava moltissimo allo storico campo di battaglia.
"La vegetazione sta diminuendo" osservò Makoto, guardandosi attorno rimanendo alle spalle di Yosuke. "Sempre dritti?"
"Fino in fondo"
fu laconico l'altro Kage.
"Se lo dici tu, mi fido. Ah, avrei una cosa da chiederti..."
"E sarebbe?"
"Diciamo che riguarda il discorso fatto prima tra te e la tua signora..."
"Ma la vuoi smetterla con questa storia?!?"
"No, non intendevo direttamente quella storia!"
affermò Makoto con aria seria. "Volevo solo chiederti se c'erano stati di problemi quando si è parlato di matrimonio."
"In che senso?"
"Ti spiego: prima di partire per il fronte, il Consiglio degli Anziani mi ha caldamente consigliato di trovarmi una compagna. Ritengono che sia un'ottima mossa per rendermi popolare a Iwa e hanno pure precisato di scegliere una donna tranquilla, poco vivace e per nulla ambiziosa... praticamente l'esatto contrario di Midori!"
"Devo essere veramente degli impiccioni, se pretendono certe cose da te."
"Ci manca giusto lo ius primae noctis! Però una cosa te la posso garantire: se ritorno a casa tutto d'un pezzo, stavolta a Midori gli faccio una proposta di matrimonio in piena regola!"

Yosuke si sentì divertito davanti a quell'annuncio. "Complimenti per la tua scelta, caro Tsuchikage!"
"Grazie mille, onorevole Raikage... anche perché se anche stavolta rinvio questa decisione, è la volta buona che la fanciulla mi lancia addosso un Rasengan in piena faccia!"
"Non te la potevi scegliere meno aggressiva?"
"Cosa vuoi, a me piace così..."

Ma come sottolineò poco più tardi Yosuke, quello non era il momento di fare progetti a lungo termine. Bisognava prepararsi a superare la zona desertica, che da come veniva tramandata aveva l'aspetto di essere una zona molto pericolosa. Lo Tsuchikage avrebbe scelto molto volentieri di oltrepassare la zona desertica via aerea, vista la presenza di polline dagli effetti sconosciuti, ma il suo collega non sembrava molto d'accordo con la sua idea. Chiacchierarono ancora un po' su quell'argomento, ma ad un certo punto i due si bloccarono di colpo, precisamente quando iniziarono ad intravedere dei grossi tronchi all'orizzonte. Trasmettevano una sorta di inquietudine che per qualche secondo fece rabbrividire persino i due Kage. Era come entrare in un luogo sacro, o per meglio dire in un luogo che ha turbato l'intera esistenza delle cinque Terre Ninja.
 
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view post Posted on 21/12/2013, 17:57
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Ci stiamo avvicinando alla zona deformata che ho descritto prima a Makoto, in lontananza cominciano ad apparire i tronchi nati dall'Arte del Legno adoperata da Madara Uchiha. Anche a questa distanza si nota bene che l'aria da quelle parti è rarefatta, impregnata da minuscole sostanze arieggianti che formano un alone grigio spento tutto attorno al bosco di legni nodosi. Proprio come pensavo, le tossine della Propagazione Floreale non sono ancora sparite da quel luogo e questo ci mette in difficoltà.
Se ne accorge anche Makoto aguzzando la vista.
"Non si prospetta anche un bel panorama."
Continuiamo ad avvicinarci ancora per un paio di chilometri, finché il terreno ostile non ci si para innanzi, rimaniamo a distanza di sicurezza dal polline tossico. A vedere quest'ambiente ancor più da vicino, c'è da farsi venire la pelle d'oca. Mi viene quasi il sentore che lo stesso Madara Uchiha possa ancora trovarsi qui, nascondersi da qualche parte fra questi tronchi giganteschi.
"Devo ribadire la mia proposta di proseguire in volo, Yosuke. A meno che tu non voglia fare il giro della zona o non ti sia portato appresso delle maschere antigas, io non vedo altre possibili soluzioni."
Neanch'io, a dire il vero. Sapendo l'itinerario che avremmo seguito, portare delle maschere per la protezione respiratoria non sarebbe stata una cattiva idea, peccato solo che la fretta di partire non ci ha permesso di organizzarci alla perfezione. D'altro canto, aggirare tutta la zona del deserto ci costringerebbe a fare un giro di diversi chilometri in più, il che implicherebbe un'ulteriore perdita di tempo.
Un'altra cosa che mi impensierisce è che, se intraprendiamo questa strada, dubito che possano prenderla degli eventuali messaggeri in arrivo dal Quartier Generale, qualora dovessero esserci dei risvolti. Corriamo anche il rischio di non essere messi al corrente sui risvolti della guerra.
"D'accordo, meglio fare come dici tu. Proseguiremo in volo."
In fin dei conti, neanche i nemici possono percorrere questa landa pericolosa senza risentirne. E dubito che possano essersi muniti di apposita attrezzatura, non possono conoscere la morfologia di questo deserto. Se volessero seguirci, sarebbero costretti anche loro a farlo in volo, il che renderebbe impossibile non accorgersi in tempo della loro presenza.
La voce di Makoto si rivela essere la voce del buonsenso. Ora che concordiamo sulla stessa soluzione, genera di nuovo i suoi artistici volatili di argilla e ci eleviamo di quota, dovendo innalzarci almeno a cinquanta metri d'altezza per essere certi di rimanere al di fuori della portata delle tossine. Se ci sono presenze ostili in agguato, sicuramente ora ci avranno visti ma almeno non potranno seguirci facilmente.
Sorvoliamo una zona di uno scenario che inquietante è dir poco. Sotto di noi, al foresta di tronchi serpeggianti si estende a perdita d'occhio, costellata qua e là con quegli enormi fiori rosati che, completamente spalancati, non appassiscono e continuano a secernere quel polline. In punto più a nord, in lontananza, si scorge una depressione circolare in mezzo all'insieme di tronchi, quasi simile a un cratere, profondo e largo come un piccolo golfo. Lì, i tronchi è come se fossero stati amputati con una precisione millimetrica così assurda da generare quello squarcio circolare.
"Mi sorge un dubbio, Yosuke." fa Makoto "Per quanto si estende questa zona contaminata?"
"Parecchio. Dobbiamo oltrepassarla prima che cali la notte, altrimenti non avremo un luogo sicuro dove scendere per riposare."

Quando avremo superato il deserto, ci aspetta la catena montuosa che cerchiamo, all'interno della quale dovremo addentrarci per cercare il nascondiglio di Chisenkyu. Sarà lì che comincerà la parte difficile del viaggio... visto che dovremo affrontare la furia delle montagne innevate. Bene che va, potremmo impiegarci giorni a raggiungere la destinazione. Spero solo che tutto questo servirà a qualcosa.
 
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Certe volte Makoto sapeva essere persuasivo semplicemente con un breve discorso o addirittura con uno sguardo, ma quando dovette insistere con Yosuke per il viaggio via aerea si poteva tranquillamente parlare di buon senso. Attraversare un posto del genere a piedi, con l'aria stracarica di polline di chissà quale natura, era un vero e proprio azzardo e poi c'era da considerare che la poca luminosità avrebbe causato non pochi problemi all'orientamento di entrambi. Per lo Tsuchikage era già folle pensare di attraversarlo indenni, non riusciva quasi a crederci che quello era stato il teatro di uno degli scontri più leggendari delle Terre Ninja. Un'immensa trappola mortale, non aveva altre parole per definire quel luogo.
Creati i due nuovi mezzi volanti, i due Kage ripresero il viaggio aereo, proseguendo sempre verso ovest, con una leggera deviazione verso nord. Come in precedenza Makoto prese la testa della fila e proseguì verso il centro dell'enorme cratere, che dall'alto appariva come un cerchio quasi perfetto. Ma per attraversarlo tutto ci avrebbe messo diversi minuti, come se la sua lunghezza sfugisse ad ogni logica umana.
"Impressionante..." mormorò lo Tsuchikage guardando veso il basso.
"Concordo" aggiunse il Raikage annuendo.
"Aspetta! Non basta una parola per descrivere quel cratere..."
"In che senso?"
"Piccola lezione sugli esplosivi"
accennò Makoto. "Con l'aumentare del potenziale esplosivo, aumentare anche il diametro di terreno colpito, ma questo mi sembra un dato quasi scontato. Facendo un rapido calcolo, posso anche dirti quando doveva essere quel colpo..."
"Cioé?"
"Per farti un paragone, io con la mia miglior tecnica in assoluto non riuscirei a fare una depressione del genere! E te lo dice uno dei più autorevoli bombaroli di Iwa e non solo!"

Yosuke rimase in silenzio per qualche secondo, chiaramente sbalordito da quell'ultimo discorso. Se Makoto aveva parlato in quel modo, significava proprio che era rimasto veramente impressionato da quella traccia del passato.
"Sul serio? Io mi immaginavo che fosse nelle tue abilità un colpo del genere. Cioé, con tutto il rispetto, sei un bombarolo non di poco conto!"
"Non è tanto il raggio d'azione che mi ha fatto rabbrividire, amico mio. Se parliamo di forza d'urto, ripetere una cosa del genere è più che plausibile. E' un altro dettaglio: la precisione! Hai visto come fuori dal cratere è tutto intregro o quasi? Se riesci a gestire tutta la potenza e trattenerla senza perderla in giro, come succede in una normale esplosione di quelle dimensioni... bhe, dovrei come minimo stringergli la mano a chi ha usato quella tecnica!"
"Eh sì. Già. Non ci avevo pensato"
"Ma ora non pensiamoci più. I nostri problemi sono ben altri!"


Per attraversare tutto il cratere ci volle circa mezz'ora, ma prima di oltrepassare tutta la zona ci sarebbero servite ancora tre o quattro ore, proprio verso il limite di tempo stabilito da Yosuke per attraversare la foresta pietrificata. Da quel punto in avanti il viaggio non presentò molte sorprese, ci fu solo un paio di sussulti quando di colpo il vento aveva aumentato di forza e aveva fatto sobbalzare le due creature dello Tsuchikage. Fu in quei frangenti che i due Kage videro uno strano fenomeno sotto i loro occhi: quando il vento soffiava, il polline creava delle specie di onde che con moto circolare si muovevano per tutta la foresta. Si agitata come se fosse un mare fatto d'acqua, un chiaro segno che la concentrazione di materiale prodotto da quei fiori era spaventosa, oltre ogni regola naturale. Un'altra sorpresa di quel posto per certi aspetti inquietante.
Passò un paio d'ore, in cui i due ninja ne approfittarono per mangiare un'altra razione, e finalmente all'orizzonte iniziò ad intravedersi la fine della foresta pietrificata, il cui limite era rappresentato da una lunga formazione rocciosa. Giusto in tempo, perché la luce del giorno stava iniziando a farsi tenue e di tempo a disposizione per volare era rimasto all'incirca un'ora. Ma prima di trovare un luogo d'atterraggio, non facile visto la conformità del terreno pietroso, Makoto si era già accorto che il clima stava cambiando. Il clima desertico, che aveva costretto i due a spogliarsi fino a rimanere con la cotta per quasi tutto il viaggio sulla foresta, stava lentamente lasciando il posto a quello di montagna, che per lo Tsuchikage era più che famigliare. Ma prima di tutto aveva bisogno di riposo, soprattutto perché usare le sue creature d'argilla per tutto quel tempo lo avevano affaticato non poco. Avrebbe lasciato molto volentieri Yosuke all'allerta per la notte, ormai vicina.
Arrivati sul ciglio della zona rocciosa, Makoto dovette fare ben tre giri prima di trovare un luogo adatto per atterrare, ma alla fine trovò un buon punto: una zona piatta lunga non più di quindici o venti metri. Una volta toccato terra, lo Tsuchikage fece sparire le sue creature bianche e diede un'occhiata al cielo. Il sole stava iniziando a tramontare dietro l'orizzonte, per quella che sarebbe stata una notte un po' nuvolosa.
"Meglio cercarci un buon posto per accamparci" propose.
 
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view post Posted on 4/1/2014, 23:20
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Siamo arrivati alla fine di questa foresta perigliosa, finalmente possiamo abbassarci fino a terra. Qui cominciano le conformazioni dell'altopiano roccioso che accenna l'inizio del paesaggio di montagna, pochi chilometri più avanti. Visto che cala la notte, al momento scenderemo qui per riposarci, anche se dormire sulle rocce sarà un po' scomodo.

"Devo dirlo, Yosuke: il Paese del Fulmine è proprio una terra dal clima strano. Un chilometro prima ti trovi in un deserto di aride rocce con un caldo che spacca le pietre e alberi con fiori dal polline velenoso... e un chilometro dopo cammini dentro a un frezzer naturale."
Capisco bene la perplessità di Makoto, in effetti è un po' bizzarro un cambio di clima del genere. Dopo aver passato la notte, abbiamo raggiunto le montagne e cominciato la scalata. Dato il freddo intenso, nonostante il cielo limpido e il sole sulle nostre teste, ci siamo coperti alla meglio con pesanti pellicce, cappelli e guanti di lana, ma la temperatura bassa si fa sentire ugualmente.
E pensare che non siamo ancora alle alture più elevate: in questo momento stiamo affrontando una faticosa salita a piedi, un'intera distesa di neve immacolata così liscia e piatta che le nostre orme rovinano quella perfetta uniformità. In lontananza, alcune montagne più basse sono ricoperte da quello stesso manto bianco liscio e compatto, salvo alcune sporgenze rocciose che emergono dalla neve e la cui superficie è parzialmente ricoperta di ghiaccio.
Il nostro itinerario fra le montagne è questo: dover risalire questo versante e poi intraprendere un sentiero che si insinua fra i monti, ma lì le cose si faranno più difficili. Non solo perché le nuvole e il tempo che circondano quei passi sono così neri da mettere inquietudine, ma perché molti alpinisti che vi si sono addentrati hanno giurato che le montagne stesse siano vive e colme di rabbia, tanto che non hanno scrupoli a seppellire sotto di esse gli uomini che le sfidano. Non che io sia tipo da dare peso a queste cose, non mi fiderei io stesso a prendere quella strada se non la conoscessi già. Del resto, Chisenkyu lo diceva sempre che il suo nascondiglio era introvabile per qualunque uomo... a parte per coloro che già sanno dove si trova. Infatti, chi non conosce i pericoli di queste montagne non può certo avere molte possibilità di scovare il posto dove un tempo si trovava il rifugio della mia maestra.
"Deduco che ci stiamo dirigendo proprio verso quelle nuvolacce nere." mi fa presente Makoto "E aggiungo che la cosa non è promettente."
"Mi dispiace dovertelo dire, ma le cose stanno effettivamente così. Ci aspetteranno minimo quattro giorni lì dentro."
 
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Tempo peggiore non si poteva incontrare. Nuvoloni neri e stracarichi di neve erano pronti a scatenare una bufera da un momento all'altro, il vento stava aumentando d'intensità e come se ciò non bastasse, i due Kage stavano per attraversare una vasta distesa bianca ancora fresca. Non era la prima volta che Makoto doveva affrontare un paesaggio del genere, nel Paese della Terra c'erano diverse montagne con quel clima, ma era la prima volta che doveva addentrarsi in un postaccio del genere. Nonostante avesse portato con sé più vestiti pesante che poteva, lo Tsuchikage sentiva perfettamente il freddo pungente di quella zona.
Prima di addentrarsi nella zona nevosa, qualche decina di metri più avanti, Makoto scambiò qualche parola con Yosuke sul proseguimento del viaggio. Avendo una certa esperienza di zone montuose, diede qualche suggerimento al suo collega.
"Una volta arrivati sul manto nevoso, ci conviene muoverci in fila indiana, così almeno avremo una sola strada da percorrere. E dovremmo darci ogni tanto il cambio: l'unica cosa che voglio è portarmi dietro un compagno stravolto dalla fatica sulle spalle!"
"Di questo non ti devi preoccupare..."
rassicurò Yosuke.
"Va bene, ma ricordati di essere leggero con i passi. La neve può nascondere molte insidie, tra cui fiumi sotterranei ricoperti dal ghiaccio. Ti sembra tutto solido e quando metti giù il piede ecco che senti uno strano rumore... in quel preciso istante sei fottuto! Ti posso assicurare che è impossibile uscire da una situazione del genere!"
"L'unica cosa che voglio è proprio precipitare in un fiume sotterraneo, Makoto!"
"Ottimo. Cerca di essere sicuro che ogni tuo passo appoggi su qualcosa di solido e magari cerca di tenere le orecchie aperte: l'acqua che scorre può essere utile per capire dove si trovano i torrenti di montagna."

Nel frattempo il Raikage accennò un sorriso. "Meno male che mi sono portato dietro un esperto di scalate in montagna, eh?"
"Già! Forse la mia scelta non è stata così causale, dopotutto!"


Quando i due Kage si inoltrarono sul manto nevoso, ben presto si resero conto che la neve caduta prima raggiunse
le loro caviglie e col passare del tempo il livello sfiorò le ginocchie. Inoltre ogni volta che sproffondavano nelle neve, questa in maniera fastidiosa si aderiva alle loro calzature e ai vestiti, rallentando ancora di più la loro camminata. Ma le loro difficoltà erano solo all'inizio.
Nel giro di qualche ora nella zona montuosa si scatenò una nevicata, che col passare del tempo iniziò ad aumentare d'intensità a causa dei venti che soffiava tra quelle vette. E come se ciò non bastasse Yosuke, che si trovava in cima alla fila, si accorse che le nuvole si stavano accumulando proprio sopra la propria testa. L'unica nota positiva era la visibilità, che nonostante le condizioni atmosferiche era ancora buona.
"Sto iniziando a temere che abbiamo scatenato le ire della montagna..." commentò il Raikage.
"Dubito che smetterà di nevicare se chiediamo scusa, Yosuke..." ribatté lo Tsuchikage. Il vento era così forte che Makoto per essere sicuro di essere sentito stava parlando direttamente nell'orecchio del suo collega.
"E allora che ci suggerisci di fare?"
"Mi sembra ovvio, trovarci un riparo! Qui rischiamo di trasformarci in due ghiacc..."
All'improvviso Yosuke sentì la voce di Makoto sparire e d'istinto si voltò all'indietro. In un primo momento non lo vide, ma poco dopo si accorse che il suo collega era sproffondato sulla neve ancora non battuta, rimanendo coperto fino al bacino. Probabilmente era finito in quella situazione per tentare di stare al fianco di Yosuke.
"Tutto a posto?" chiese quest'ultimo.
"Porc... ma guarda dove sono andato a cacciarmi!" lamentò lo Tsuchikage, che per fortuna uscì dopo qualche secondo dalla neve.
La piccola spedizione continuò il suo cammino ancora per qualche ora, con un cambio alla testa della fila, e ad un certo punto deciso che era giunto il momento di trovarsi un riparo. Non avevano alcuna idea di che ora fosse, ma il freddo era aumentato negli ultimi minuti e ciò poteva solo siginficare che la notte era alle porte. Non c'erano molti posti in cui rifugiarsi, di alberi non c'erano nemmeno l'ombra, ma in compenso Yosuke intravide vicino alla parete montuosa l'ingresso di una piccola caverna. Era alta poco più di un metro, ma valeva fare un tentativo per controllare se era adatta alle loro esigenze. Ormai infreddoliti, i due Kage si avvicinarono alla grotta e diedoro un'occhiata al suo interno: nonostante l'entrata fosse bassa, sembrava esserci abbastanza spazio per entrambi, ma prima di entrarci bisognava controllare che fosse vuota. L'unica cosa che volevano i due era affrontare un orso delle nevi inca**ato per avergli rovinato il letargo!
Accendendo una piccola luce, Yosuke confermò che la caverna era libera e immediatamente i due Kage si organizzarono per trascorrere la nottata. Makoto settacciò la zona circostante per trovare qualche ramo secco, mentre il Raikage si impegnò per ripulire il fondo della grotta per posizionarci un fuoco. Trovò qualche foglia secca in un angolo, forse portate lì dal vento, che di sicuro sarebbero state utili per alimentare le fiamme. Quando lo Tsuchikage tornò indietro, appoggiò la legna raccolta e iniziò a disporla a piramide, usando come base le foglie trovate da Yosuke. Cercò di essere il più veloce possibile, ormai aveva le dita completamente indolenzite dal freddo.
Ad innescare il fuoco ci pensò proprio quest'ultimo, usando al minimo la sua Arte del Fuoco, mentre Makoto si impegnò per usare l'Arte della Roccia per consolidare l'entrata della caverna.
"Che ne dici di chiudere l'entrata, Yosuke? Giusto per impedire alle raffiche del vento di spegnere il fuoco."
"Per me va bene, basta che non la chiudi completamente!"
"Tranquillo!"
rispose Makoto, componendo alcuni sigilli con le mani. Di colpo l'entrata si ridusse ad una striscia lunga e stretta, con sopra una sagoma di roccia leggermente concava. "Non molto artistico, ma in questo momento pure la mia mente è troppo congelata per pensare a certe cose!"
Quando il fuoco prese vigore e la temperatura all'interno della grotta si fece accettabile, i due Kage ne approfittarono per asciugare i loro abiti. Da una parte la tenuta dello Tsuchikage, composta da guanti neri, capello di pelliccia con paraorecchi marroni, una sciarpa bianca, un pesante mantello grigiastro e parastrinchi dello stresso colore che andavano fino alle calcagna; dall'altra il vestiario del Raikage, in cui c'erano un paio di guanti di lana, una fascia usata per coprirsi viso e collo, un copricato di pelliccia e un amplio mantello scuro, che ad occhio e croce sembrava largo il doppio del suo collega.
"Ora capisco perché non ti sei mai lamento del freddo là fuori!" affermò Makoto osservando l'abbigliamento del suo collega. "Mette caldo solo a vederlo!"
"Già, è vero!"
confermò Yosuke. "E' veramente un portento!"
"Scommetto che te lo sei procurato da uno di quei enormi animali che avete voi del Paese del Fulmine... mi immagino già la scena: tu appostato dietro un cespuglio per dare la caccia a quel povero bestione che avrai sgozzato per la sua pelliccia!"
"Ora non esagerare!"
ribatté il Raikage. "Stai correndo un po' troppo di fantasia!"
"Se è per quello, è uno dei miei tratti distintivi! E fino a questo momento è l'unica cosa allegra che mi è venuta in mente per tutto il viaggio... a questo punto, sarà meglio andare a dormire."
"D'accordo. Avrei solo una cosa da chiederti."
"E cioé?"
"Come faccio ad aprire l'entrata della grotta se l'hai chiusa?"
"Ah, tranquillo! Uno dei tuoi pugni basta e avanza per buttar giù quel sottile strato di roccia!"
"Guarda che quello che risolve i problemi con la forza bruta è Kigetsu, non io!"
"Vero. Ma tu mi hai leggermente seppellito di botte l'ultima volta che ci siamo scontrati, quindi ti ritengo all'altezza di rompere quella semplice parete di roccia... buonanotte!!!"

Makoto era quasi pronto ad infilarsi all'interno del suo sacco a pelo, ma prima di andare a dormire prese un paio di ciotole e ci rovesciò all'interno un po' di neve che era rimasta attaccata ai suoi vestiti. Conveniva sempre avere una piccola scorta d'acqua con sé.
 
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view post Posted on 16/1/2014, 14:17
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Visto che ci siamo rintanati in una cavità e chiuso a dovere l'unico accesso, presumo che stanotte non sia molto necessario fare dei turni di guardia, siamo praticamente a prova di attacchi a sorpresa. Se dovessero assalirci dall'esterno, sarebbe impossibile non accorgersene senza sentire un gran baccano di rocce.
Per mantenere il fuoco non c'è problema, col chakra che ho immesso nella tecnica rende la fiamma autosufficiente. Visto che quindi posso godermi un'intera notte di riposo, mi infilo anche io nel sacco a pelo e mi accuccio su me stesso per sentire di meno il freddo.

La mattina dopo, mi sveglio scoprendo che Makoto si è alzato prima di me e scruta con fare pensieroso quel che riesce a vedere del paesaggio attraverso l'apertura lasciata dalla roccia. Più che pensieroso, è davvero preoccupato.
"Makoto, che succede?"
"Non mi piace come si sta mettendo il tempo là fuori. Ricordi i nuvoloni che abbiamo visto ieri? Ora sono quasi sopra le nostre teste."
"Non va bene. Ci sarà presto una tormenta in questa zona."
"Conviene restare qui, allora. Mi sembra che là fuori non ci siano altri ripari."
"Ma se non ci muoviamo, rischiamo di restare bloccati qui. Tormente come questa possono durare ininterrottamente per giorni, la grotta finirebbe sepolta sotto metri abbondanti di neve e noi rimarremmo bloccati. Moriremmo di stenti, prima o poi."
"Tutto qui il problema? Se è solo questo, basterebbe un po' di arte del Fuoco per sciogliere la neve, non credi? Se invece ci incamminiamo là fuori, potremmo crollare senza forze senza neanche accorgercene e morire assiderati. Io rilancio la mia idea di aspettare qui che il tempo migliori."

Quello che dice lui è vero... ma anche questa soluzione non mi convince molto e credo che questo si capisca, infatti Makoto sembra aver notato la mia espressione cupa "Qual è veramente il problema, Yosuke?"
"Non mi piace dover aspettare. Preferirei perdere meno tempo possibile e continuare ad andare avanti, anche se fosse solo per poco."
"Ti preoccupi per come vanno le cose al Quartier Generale, vero? Vorresti tornare da loro il prima possibile."
si vede che lui prova le mie stesse emozioni, da come facilmente riesce a capirmi "D'accordo, facciamo così: per ora il tempo è ancora buono, possiamo provare a incamminarci per un tratto. Se comincia ad alzarsi la tormenta, però, innalzo un rifugio con l'arte della Terra e poi dovremo aspettare per forza che il tempo si calmi. A quel punto, se anche restiamo sotto la neve, tu la sciogli col fuoco e così torniamo fuori, che ne dici?"
"Mi va bene così. Allora rimettiamoci subito in marcia."


Il nostro modo di viaggiare è stato così negli ultimi tre giorni: camminate sotto il cielo terso alternate a periodi di forti bufere nascosti in una grande Bara di Roccia utilizzata come riparo. Il brutto tempo, in genere, non è durato più di qualche ora, salvo ieri che siamo dovuti restare fermi per un giorno intero ad aspettare prima di riprendere il viaggio.
Il problema è adesso che stiamo percorrendo un sentiero a ridosso di un'altissima parete rocciosa, che per di più si affaccia su un dirupo: decisamente, lo spazio non è ideale per creare un altro rifugio dalla neve sempre con lo stesso metodo di Makoto e, come se non bastasse, il vento si sta di nuovo alzando. Le cose cominciano a farsi sempre più difficili, anche lo Tsuchikage se ne rende sempre più conto.
"Yosuke!" deve gridare per farsi sentire al di sopra dell'urlo del vento di montagna "Sarebbe meglio tornare indietro, almeno per il momento!"
"No, ormai è troppo tardi, non ce la faremmo! Dobbiamo proseguire per forza!"

Capisco che vorrebbe ridiscendere il sentiero e tornare alla base di un costone di roccia che abbiamo superato prima, ampio quanto ci serve, ma ormai la tormenta è arrivata e non faremmo in tempo comunque. L'unica possibilità che abbiamo è procedere e trovare un posto più adatto, anche se dovremo andare contro questo clima rigido. I nostri passi sulla neve ora richiedono uno sforzo maggiore, visto che dobbiamo opporre resistenza al vento contrario, cerchiamo anche di coprirci la faccia alzando di più gli indumenti.
Le cose, però, cominciano a degenerare. Questa si sta rivelando peggio di una tormenta: un lampo nel cielo nero fa capire che si tratta di una tempesta, una vera furia della natura. Sono veramente preoccupato che qui possa finire male...
CRAAACK!
Va peggio che mai. Un'altra scarica si abbatte su di noi, stavolta colpendo il fianco del dirupo sopra di noi: un ammasso di rocce frammentate e mucchi di neve piovono crollano e piovono sulle nostre teste. E la cosa più conturbante è che la frana precipita esattamente sopra il punto che stiamo attraversando noi, con una tale precisione da indurmi a credere che la montagna sia davvero viva e che voglia seppellirci sotto di essa. Difatti, pietre e ghiaccio ci finiscono addosso con inaudita violenza, così che sia io che Makoto ne finiamo travolti e sepolti vivi.
 
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view post Posted on 22/1/2014, 02:42
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Il più grande rammarico di Makoto non era tanto per le condizioni avverse, quelle tormente di neve avrebbero fatto rallentare chiunque, ma per la velocità di marcia. Pur camminando per ore e ore, quando lui e Yosuke potevano, i passi di alta montagna che volevano raggiungere erano sempre lontani, come se qualcosa o qualcuno li spostasse all'indietro ogni volta che si avvicinavano. Fu in quei momenti che lo Tsuchikage iniziò a pensare che qualcuno da lassù li odiava...
Ma nonostante le lunghe soste, a causa delle bufere che si erano abbattute sulla regione, e la fatica nell'avanzare nella neve, i due Kage erano giunti fino ai margini di un sentiero montuoso, che portava verso l'alto. Ma era terribilmente stretto, c'era lo spazio per una persona sola, e inoltre il cielo stava velocemente oscurando, un chiaro segno che il tempo sarebbe peggiorato da un momento all'altro. Makoto avrebbe preferito aspettare che la tempesta li superasse, ma Yosuke era così convinto di proseguire che quasi letteralmente strascinò con sé il suo collega lungo il sentiero. Il ninja del clan Madamu capiva alla perfezione la perseveranza di Yosuke, era una missione di vitale importanza, ma aveva la sensazione che avesse preso quella decisione senza ragionarsi sopra, come se fosse un fatto personale. Sebbene l'iniziale rifiuto, alla fine Makoto decise di seguire il suo compagno, anche perché rimanere fermi era la cosa più inutle che si poteva fare in quel momento.
Lungo il costone il vento era veramente forte e sollevava parecchia neve, che offuscava non poco la vista. Ogni passo andava fatto con cura, il rischio di scivolare su una lastra di ghiaccio era più che possibile e come se ciò non bastasse, Makoto intravide qualche fulmine scaricare la sua energia passando da una nuvola all'altra. Nel giro di breve tempo tutta la potenza di quella tempesta si sarebbe scatenata a terra e il vero problema era che i due Kage erano proprio in traiettoria. Ad un certo punto i lampi erano così frequenti che all'improvviso uno di essi colpì la parte alta di una montagna vicina, creando un rimbombo che fece tremare anche i due ninja. Loro malgrado erano finiti in mezzo ad una tormenta, una delle più violente che potevano immaginare i due e pochi attimi un secondo fulmine colpì con violenza verso il basso, questa volta colpendo il versante della montagna dove si trovavano Makoto e Yosuke.
"Merda! Questa era forte!" lamentò il primo.
"Questa montagna è veramente piena d'odio..." mormorò il Raikage, venendo però sentito dal suo collega.
"Basta con questa storia! E da quando... oh merda!!!"
Appena Makoto alzò lo sguardo, vide un ammasso di neve e ghiaccio staccarsi sopra la sua testa e dirigersi verso la sua posizione. Era talmente potente che trascinò con sé delle grosse pietre, staccandole di netto dalla loro posizione. Non potendo fare molto, i due Kage provarono ad appiattirsi alla parete, ma il loro tentativo fu vano: appena il fronte della valanga passò, furono travolti in pieno e iniziarono a cadere verso il basso.
Tutt'attorno era confuso e bianco, stava rotolando così velocemente che aveva perso l'orientamento. Era quasi impossibile capire se Makoto stava guardando verso l'alto o il basso, ma di sfuggita, quasi si sfuggita, rivide Yosuke. Anche lui stava agitando le braccia, nel tentativo di coprirsi la testa e fu in quel momento lo Tsuchikage in cui alcune rocce vaganti sopra le loro teste. A quel punto era chiaro che se non fosse stata la caduta ad ucciderli, sarebbero state le rocce a farlo.
"Non può finire così... non può finire così... NON PUO' FINIRE COSI'!!!"
Nonostante la sua mente fosse ancora scombusolata per via della caduta, Makoto riuscì a trovare un po' di argilla esplosiva e alla disperata decise di farla detonare. Non fu uno scoppio molto violento, ma bastò per creare una bolla d'aria che fece balzar fuori Yosuke di traiettoria, finendo quasi ai margini della valanga. Potendo finalmente avere qualche punto di riferimento, il Raikage provò ad aggrapparsi a qualcosa per bloccare la sua caduta. Non riuscendo ad afferrarsi a nulla, con un rapido gesto della mani impugnò uno delle sue spade e tentò a conficcarla nella parete. Ma essendo ricoperta dal ghiaccio, ci vollero ben tre tentativi, ma con un ultimo sforzo Yosuke riuscì a trovare un modo per rallentare la sua caduta. Ma a seguire non ci fu un atterraggio morbido, anzi finì sotto uno strato di neve alto circa un metro, che lo coprì interamente. Essendo però dotato di una certa forza fisica, dopo aver scavato un po' a mani nude nella neve riuscì ad emergere, potendo finalmente fare un lungo respiro.
La soddisfazione per essere uscito quasi illeso da quella situazione durò pochissimo, giusto il tempo di guardarsi attorno e capire che Makoto, a differenza sua, non aveva evitato il grosso della valanga. Preoccupato come non mai per il suo comagno d'avventura, Yosuke si rialzò in piedi, nonostante le botte subite, e cercò nervosamente Makoto tra la neve. Ma di lui non c'era alcuna traccia e ad un certo punto disperato iniziò a scavare in quel cumulo di neve, ghiaccio e rocce, che avevano completamente riempito la zona circostante.
"No Makoto... non puoi lasciarmi qui, porca puttana!!!"
A causa dello strato appena caduto, in alcuni punti la neve era instabile e in certi punti si sprofondava, come capitò allo stesso Raikage durante le ricerche. E fu in quel momento che Yosuke sentì qualcosa toccargli il piede, ma non era una mano. Sembrava che qualcosa gli stesse risalendo la gamba e quasi spaventato guardò verso il basso. Solo spolverando un po' di neve lo spadaccino vide sui suoi calzari un piccolo ragno bianco, che con fare un po' incerto camminava su di lui. Ma non era un ragno qualunque, era un'opera di Makoto! Non c'erano dubbi a riguardo!
Capendo dove scavare, il Raikage iniziò a spostare a mani nude più neve che poteva, finché non intravide la sagoma dello Tsuchikage, disteso per lungo e con una mano protesa verso l'alto, probabilmente quella usata per creare il ragno.
Una volta sollevato, Yosuke lo aiutò a tossire, per liberare la bocca da neve o altro, e cercò di farlo rianimare tirando un paio di leggeri schiaffi sulle guancie. Ci fu qualche reazione da parte di Makoto, ma non sembrava completamente ristabilito e a quel punto il Raikage iniziò a temere oer le condizioni del suo collega. Se non si fosse ripreso in fretta, avrebbe dovuto prendere in seria considerazione l'idea di lasciare indietro Makoto e continuare da solo la missione...
 
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view post Posted on 26/1/2014, 11:27
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"Makoto! Ehi, Makoto!"
Che non si azzardi a morire qui! Continuo a cercare di rianimarlo, invece non fa che perdere sempre più conoscenza. Dopo un po', noto che addosso non presenta ferite esterne molto gravi provocate dalla frana. Mi viene un dubbio: gli tolgo in fretta i guanti, il cui tessuto è diventato fradicio a causa di tutta la neve caduta, e scopro che le articolazioni delle mani e delle dita si sono arrossate. Conosco questi sintomi, il sangue si raggruppa in questi punti per evitare ulteriore dispersione di calore... questo vuol dire che è iniziato un processo di congelamento.
Sollevo gli occhi sulla montagna che ci ha respinti, mi fa sempre più paura. Non solo ci ha travolti con una forza dirompente, ma la sua neve provoca questi geloni improvvisi anche senza un'esposizione troppo prolungata al freddo. Ci siamo coperti a dovere, eppure questa valanga ha provocato questo a Makoto.
Ok, meglio stare calmi e ragionare. Mitsuiko mi ha spiegato cosa fare nei casi di pronto soccorso: ustioni, perdita di sensi, shock e anche congelamento. Tanto per cominciare, mi carico lo Tsuchikage sulle spalle, devo cercare un posto sicuro... sempre ammesso che in questo posto ce ne siano. L'unica via che ora posso prendere è un sentiero innevato che scorgo alla base della valanga, così intraprendo quello. Lo seguo costeggiando un'alta parete rocciosa, a giudicare da quanto soffia forte vento, non sembra che la valanga ci abbia tirato troppo giù dalla montagna, probabilmente ci troviamo ancora a una certa quota. Il problema, però, resta sempre: dove lo trovo un riparo da queste parti?
Il problema si risolve da solo. E nel modo più insperato che ci fosse in quel momento. La strada che ho preso termina davanti a uno spiovente roccioso che sovrasta un ampio spazio aperto, racchiuso su tre lati da delle montagne. Riconosco questo luogo... e sento un'ondata di nostalgia venirmi addosso! Non è cambiato assolutamente nulla da quando ho lasciato questo posto, è rimasta perfino la frana di rocce che quella volta Seymour cercò di scagliare addosso alla casa di legno posta proprio al centro dello spiazzo. Quella volta, Kouei-sensi, ancora non so come, riuscì miracolosamente a deviarne la traiettoria e la frana si divise in due, aggirando la casa dai lati e lasciando aperto un ampio spazio libero. Seymour volle cercare di ucciderci in ogni modo, così ci lanciò addosso un incendio, anche quello fu divelto dalla mia sensei; ancora adesso molte di quelle rocce portano i segni neri delle fiamme che le aveva colpito. Alla fine, il nemico volle affrontare Chisenkyu direttamente, fu un combattimento come pochi ne ho visto finora in vita mia... e alla fine, la mia maestra venne uccisa.
Nonostante tutto questo tempo, il casolare è ancora in piedi e intatto, come se il passare del tempo o qualsiasi agente atmosferico non l'avessero intaccata minimamente. Mi viene quasi da pensare che Kouei-sensei abbia fatto in modo che perduri nel tempo, forse per offrire un posto dove ripararci in quelle montagne a me e a Yakumo dopo che ce ne andammo da lì.
Abbiamo trovato il nascondiglio di Chisenkyu. Non so se quello che stiamo cercando sia ancora qui, o se ci sia qualche indizio che ci porti a scoprire cos'è. Per il momento, però, devo pensare a Makoto, così ridiscendo tutta la frana di rocce e raggiungo in fretta il casolare, una costruzione relativamente semplice: quattro pareti e un tetto a spioventi, un bel portico e un intero lato perimetrale tenuto al coperto da una lunga tettoia, sotto la quale si trova un grande e alto catino che una volta si usava per il bagno. Una volta entrato, poso Makoto a terra evitando bruschi movimenti, al che raggiungo il vecchio camino inutilizzato e, facendo il legno di uno dei ceppi che fungeva da sedia per il tavolo centrale, lo accendo con un po' di arte del Fuoco. Non devo rendere la fiamma troppo forte, non da subito, il riscaldamento deve essere graduale altrimenti i vasi sanguigni di Makoto si espanderanno troppo rapidamente fino a provocargli lesioni interne.
Dovrei anche dargli da bere qualcosa di caldo al suo risveglio. L'unica cosa che posso dargli è un po' di acqua ricavata da neve sciolta, devo raccoglierne un po' e metterne nel vecchio bollitore appeso al camino. Fatto questo, non rimane che aspettare che si risvegli, ravvivando il fuoco di tanto in tanto.

"Urgh..."
Ecco, sembra che cominci a riprendere i sensi. La terapia anti-gelo ha funzionato, dopotutto.
"Ben svegliato, Makoto."
Mentre si rimette a sedere, cerca di riportare alla mente quello che è successo. Ricorda la montagna, la tempesta e poi la valanga... ma ovviamente, non comprende perché si trovi in una stanza così confortevole e riscaldata.
"Yosuke... dove siamo finiti?"
"Questa è la casa di Chisenkyu"
gli dico mentre gli porgo una tazza di acqua calda. Ancora intorpidito, fatica ad assimilare l'informazione ottenuta, finché poi non appare stupito "Che cosa hai detto?"
"Sì, hai capito bene. L'abbiamo trovata."
 
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Bianco. Era l'unica cosa che Makoto riusciva a percepire attorno a sé, ma in maniera decisamente confusa. Era come ritrovarsi in un sogno, si sentiva circondato da quello strano alone e tutti i suoi sensi erano rallentati, quasi soffocati. Forse era giunta la sua ora? Secondo alcune dicerie, c'era chi sosteneva che prima di lasciare questo mondo si veniva avvolti in una specie di aura chiara, per poi raggiungere l'aldilà. Era una specie di privilegio per chi, ad esempio, era stato un grande combattente e si era meritato il paradiso, ma Makoto quell'ipotesi non gli era mai piaciuta. Se mai fosse passato a miglior vita, preferiva andarsene all'inferno perché lo riteneva "meno noioso dei piani alti"...
Col passare del tempo però lo Tsuchikage si rese conto che in effetti si sentiva trasportato e a un certo punto riaprì gli occhi, nonostante l'enorme stanchezza. Rivede nuovamente bianco tutt'attorno, ma stavolta era meno intenso rispetto a poco fa e inoltre per la prima volta risentì una pungente sensazione di freddo. Ma quel momento durò poco, perché Makoto socchiuse nuovamente le palpebre, ancora frastornato dalla caduta in mezzo alla neve.

Ci volle un bel po' di tempo, ma alla fine Makoto riprese nuovamente coscienza e dopo tanto tempo sentì una piacevole sensazione di calore. Era avvolto in una pelliccia scura, ma era così disorientato che all'inizio non riusciva a capire dove si trovava. Vedeva attorno a sé delle pareti di legno e c'è un camino accanto a lui, con il fuoco che scoppiettava a causa della legna non del tutto secca. Sembrava essere un rifugio d'emergenza e solo poco più tardi intravide la figura del suo compagno Yosuke, che teneva d'occhio una ciotola sul fuoco. Quando lo Tsuchikage emise qualche verso durante il suo risveglio, fu accolto dallo sguardo solleva del Raikage, che gentilmente gli porse ciò che stava cucinando. Era della semplice acqua calda, non c'era altro in quel posto, ma Makoto accettò volentieri il contenuto della ciotola. Almeno si sarebbe riscaldato le mani, ancora intorpidite.
"Ben svegliato, Makoto."
Mentre stringeva la tazza tra le dita, Yosuke gli spiegò che i due avevano raggiunto il rifugio di Chisenkyu, non troppo distante dal punto in cui erano stati travolti dalla valanga. Makoto ci mise qualche secondo ad assimilare la notizia, ma alla fine incredulo richiese se avevano veramente raggiunto il loro obiettivo.
"Io quasi non ci credo..."
"Lo so."
"Ed è incredibile che una capanna del genere sia ancora in piedi! Cioè, fuori c'è un tempaccio che potrebbe tirar giù anche un palazzo di pietra!"

Makoto aveva ragione, sembrava incredibile che un'abitazione così semplice e spartana fosse ancora in piedi, contando anche tutto il tempo che era rimasta disabitata. Le pareti, nonostante il loro aspetto trascurato, sembrava quasi sostenute da una forza sconosciuta, come se l'aura della precedente proprietaria protegesse quel piccolo rifugio.
"Ok, siamo arrivati fin qui" commentò Makoto, riprendendo velocemente lucidità. "Ma adesso cosa facciamo? Anche perché mi sa abbiamo un problema imprevisto..."
"E quale sarebbe?"
domandò Yosuke.
"Man mano che sto riacquistando la sensibilità, sto iniziando a sentire dolore un po' ovunque. Credo che qualcosa di pesante mi sia finito addosso e francamente temo di essermi rotto qualcosa..."
Quello era un imprevisto che Yosuke aveva temuto mentre aveva trasportato Makoto al rifugio. Era stato il più delicato possibile durante il viaggio, ma dopo quello che era successo era inevitabile che il suo collega avesse subito dei danni. E la prospettiva di perdere altro tempo fece storcere il naso ad entrambi.
"Posso ancora muovermi, Yosuke" rassicurò in parte lo Tsuchikage. "Ma adesso che facciamo?"
Quando si aveva a che fare con un ferito in squadra, di solito c'erano due approcci per risolvere il problema: o si lasciava indietro il compagno, ovviamente non a se stesso ma sotto le cure di ninja medico, o si decideva di preseguire con lui, ma ciò avrebbe rallentato non poco la missione. E da come parlò Makoto, sembrava pronto a qualunque decisione che avrebbe preso il Raikage, pure quella di escluderlo dalla missione. Ma quest'ultimo voleva rifletterci sopra prima di confermare la sua scelta.
"Capisco il tuo punto di vista Makoto, ma non dobbiamo essere così drastici."
"Purtroppo deve essere così, Yosuke. Io andrei anche in vetta a queste maledette montagne, se necessario, ma l'ultima cosa che voglio è essere il peso morto di questa squadra! Mi dispiace metterti in questa posizione, ma devi decidere..."

Sospirando Yosuke si portò una mano sul mento e fece una breve riflessione. Rischiare o no di portarsi dietro Makoto? Seguire l'istinto e provarci o seguire la ragione e lasciarlo indietro? C'erano molte incognite in quella faccenda, tra cui anche la furia degli elementi, che non sembrava voler cessare. Fu una decisione difficile, ma alla fine il Raikage fece la sua scelta. Avvicinandosi al suo collega disse: "Abbiamo fatto parecchia strada, ma ora siamo di fronte ad un bivio. Forse abbiamo già rischiato troppo in questo viaggio... ma sono sicuro che tu sarai ancora utile in questa missione! Ho bisogno della tua esperienza, sia da combattente, sia da esperto di climi montani!"
"Onorato della risposta, Yosuke! Allora ti seguirò fino alla fine!"
"Ci conto!"
"Però prima mi dovresti recuperare una cosa: nella mia borsa dovrebbe esserci un antidolorifico o qualcosa del genere... sono delle pastiglie bianche e tonde, dentro una delle tasche interne."
Cercando la medicina in questione, Yosuke si alzò e rovistò tra le cose personali di Makoto. Solo in quel preciso istante si ricordò a quale borsa si riferiva il suo collega...
"Aspetta un secondo! Tu tieni i medicinali vicino alla tua argilla esplosiva?"
"Ovvio! E' comodo avere nella stessa borsa tutto ciò che posso ingoiare."
Ma quando il Raikage sollevò la tracolla, trovò una brutta sorpresa: il fondo si era tagliato, probabilmente a causa di qualche sasso appuntito, e buona parte dell'argilla era fuoriuscita dal foro che si era creata. La disperazione di Makoto per ciò fu immediata.
"Ma porca tr**a!!! Com'è possibile?!?"
Con insistenza lo Tsuchikage chiese al suo collega di passargli la borsa e velocemente controllò il contenuto. Ad occhio e croce, almeno metà della sua preziosa argilla era caduta chissà dove. La depressione fu tale che si portò le mani tra i capelli.
"Lo ripeto, da lassù qualcuno ci odia in maniera profonda!"
"Sempre peggio..." mormorò Yosuke.
"Ed era anche di ottima qualità! Va bene, restiamo calmi... ora che abbiamo trovato il rifugio, ora ceh si fa?"
 
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view post Posted on 23/2/2014, 11:24
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Sannin

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La perdita di metà dell'equipaggiamento esplosivo di Makoto si rivela un brutto imprevisto, non vorrei che questo limiti troppo le sue tecniche in battaglia qualora dovessimo affrontare dei nemici.
Beh, l'unico nemico serio incontrato finora sono queste montagne che non ci hanno fatto passare un solo momento senza farci rischiare la vita. Adesso possiamo godere di una piccola tregua fra le pareti di questa casa... ma temo che Makoto non sarà molto contento di sapere che tutte le insidie affrontate per arrivare fino a qui non sono servite come speravamo.
"Già, finalmente ci siamo arrivati." gli rispondo "Ma mi dispiace dirti che venire fino a qui non ci è servito a molto."
"... come, scusa?"
"Ho controllato qui in giro, mentre stavi riposando. Ho cercato in ogni angolo, ho setacciato tutta l'area circostante, ho anche provato vedere se nella casa si nascondevano dei vani segreti. Niente, non l'ho trovata. L'arma che cerchiamo non si trova qui."
"Oh, ma non scherziamo!"
sbotta parecchio infastidito e deluso "Maledizione, e io che davvero avevo sperato di trovarla qui!"
Ci eravamo preparati sin dall'inizio all'eventualità che il nostro viaggio e la nostra ricerca fino a qui non avrebbero potuto portarci a niente. Il fallimento, però, è ugualmente frustrante, perché starebbe a significare che abbiamo lasciato i nostri commilitoni per perdere tempo dietro a una falsa pista.
Però non è ancora finita, no. Il fallimento potrebbe non essere totale.
"Magari non è il caso di crucciarsi troppo. Guarda qui."
Gli metto fra le mani un rotolo fatto non di carta, bensì di sottili listelli di legno. Makoto lo srotola e scopre che sopra vi sono dei kanji trascritti con dell'inchiostro nero, molto vecchio e sbiadito. Tuttavia, sono scritti in una lingua che non riesce a leggere, così come non ci sono riuscito io.
"Questa che roba è? Non ci capisco niente."
"Neanche io. Infatti non è il contenuto ad avermi incuriosito, bensì il fatto che quel rotolo, insieme ad altri che ho trovato, fosse riposto in uno scomparto segreto nascosto nella parete dietro quegli scaffali."
gli indico un mobile, i cui ripiani sono pieni di altri scritti simili, è spostato di poco dal muro rivelando lo scomparto segreto intagliato nei tronchi che formano il muro "Secondo te perché ci sono così tanti rotoli in bella vista mentre questi in particolare sono stati così ben nascosti?"
"Tu dici che qui può esserci scritto qualcosa riguardo l'arma che cerchiamo? Magari anche la sua vera ubicazione?"
"Io penso di sì. L'Imperatrice Ru-yenn ci ha raccontato che quell'arma è il più importante cimelio che Chisenkyu ha portato via alla nazione. Non lo troverei strano se si fosse portata degli scritti che parlino anche di quel manufatto e li abbia quindi tenuti celati a tutto il mondo."
"Resta il fatto che non riusciamo a leggere questa roba. Che ce ne facciamo?"
"Non stai forse dimenticando che all'accampamento con noi c'è una persona originaria dello Xai Ming, che potrebbe benissimo tradurceli?"

La Principessa Isobel! Scorgo nell'espressione di Makoto che ora anche lui se n'è ricordato.
"Bene, allora possiamo ancora essere a cavallo. Ma questo implica che dovremo tornare indietro o sbaglio?"
"Si torna indietro, sì, ma non andremo subito a Jushii. Ricordi che cosa ti ho detto la prima mattina dopo l'inizio del nostro viaggio?"

Prima di rispondermi, cerca di tornare un po' indietro con le memorie, finché non si sofferma su quella mattina e sul discorso in particolare che abbiamo fatto "Pensi ancora di seguire la pista del Tempio del Fulmine?"
"Anche quella è una possibilità come un'altra. Ti ripeto che dobbiamo seguire tutte le tracce di cui disponiamo."
"Il problema sarà uscire da queste montagne. Non per fare il menagramo, Yosuke, ma potremmo anche essere rimasti bloccati qui."
"No, tranquillo. Non servirà fare il percorso all'indietro. Conosco una via più sicura, la stessa che usai io per andarmene da qui dopo il mio addestramento."
sempre che in ottant'anni non sia cambiato qualcosa nella morfologia del terreno, e speriamo di no "Partiremo non appena te la sentirai di tornare in piedi."
 
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