Jinchuriki Dimension

L'esorcista e il sostituto shinigami

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view post Posted on 27/3/2014, 22:52
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Bijuu

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E cosa c'è di meglio di una pazza apparsa dal nulla per guastare una serata così tranquilla? Niente!
E' dunque questa l' apparizione della famosa Adjuchas che mi dicevi? Se così fosse, devo farti notare un piccolo particola: questo stadio dell' evoluzione degli Hollow non ha un aspetto umano. Sembianze umanoidi vengo raggiunte solo dal grado Vasto Lorde, e anche in tal caso sono presenti diversi tratti mostruosi/animali/inumani. Perciò la donna non potrebbe avere quell' aspetto.
Tuttavia, potresti risolvere mettendo che si tratta di un' illusione per mascherare il suo vero corpo (già un paio di Hollow hanno usato trucchi abbastanza simili nel corso del manga, quindi sarebbe plausibile).

Non ho notato errori grammaticali. solo la prima frase pronunciata dalla donna misteriosa: «Era tanto che ci vedevamo, vero?»
La frase corretta dovrebbe essere: «Era tanto che non ci vedevamo, vero?»

Non ho notato altro, la storia prosegue bene, buon lavoro.

Alla prossima.
 
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view post Posted on 28/3/2014, 00:33
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Caro Mala, con la storia dell'illusione ha fatto centro! Infatti il Kater è stordito, in realtà la scena è un pochino diversa... ovviamente tutto sarà svelato nel prossimo capitolo.
 
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view post Posted on 12/5/2014, 14:49
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Capitolo 7 - Più fortunato che bravo


Nel disperato tentativo di uscire da quella morsa, l'esorcista riuscì ad emanare un picco di Reiatsu che però fu di breve durata, a causa della presenza del suo aggressore. Era come percepire una vampata di fuoco improvvisa, che col passare del tempo stava calando in maniera preoccupante. La più vicina ad accorgersi del pericolo fu Orihime, che intuendo la gravità della situazione si precipitò fuori di casa, nonostante fosse in procinto di andare a dormire. La ragazza si sentiva inquieta, aveva percepito qualcosa di negativo in quel picco di energia, ma riuscì a rimanere abbastanza lucida per ricordarsi dov'era diretto il Kater, passando per il parco in cui lo aveva incontrato pochi minuti prima.
Dopo essere uscita da una via laterale, la ragazza si ritrovò in una strada a due corsie e da lì si guardò attorno, alla ricerca dell'esorcista. Inizialmente non lo vide da nessuna parte, ma ad un certo punto l'attenzione di Orihime cadde su uno strano fenomeno, che si stava sviluppando a qualche metro di distanza. Uno strano banco di nebbia, che dava l'idea di ruotare su se stesso, si era concentrato attorno ad alcuni lampioni e la ragazza si accorse che c'era due figure all'interno, di cui però riusciva a malapena a vedere i contorni. Nonostante fosse impaurita da quella sfera così innaturale, la ragazza avanzò di qualche passo e poco dopo udì una richiesta d'aiuto provenire da oltre la cortina fumogena. Sebbene quel grido soffocato, Orihime riconobbe la voce del Kater e immediatamente provò a chiamarlo, ma senza successo. In risposta sentì solo un altro urlo, che a fatica uscì dalla gola dell'esorcista. Impressionata da quel verso, quasi disumano, la ragazza fece un altro passo in avanti, ma all'improvviso una figura alta e muscolosa la bloccò, ponendo un braccio per farla allontanare. Era Chad, che come Orihime si era accorto del picco di Reiatsu e di corsa aveva raggiunto il punto in cui era rimasto intrappolato il Kater.
Per salvare l'esorcista, il ragazzo d'origine messicana avanzò di qualche passo e trasformò il suo braccio destro, che assunse una colorazione tendente al violaceo. Intuendo quello che stava per fare il suo amico, Orihime domandò preoccupata se era sicuro di usare il suo potere, essendoci il Kater sulla sua traiettoria. Rassicurandola che avrebbe fatto piano, Chad si preparò a colpire con un pugno la sfera di nebbia, sotto gli occhi nervosi della ragazza. Come anticipato, il ragazzo limitò la sua forza e bloccò il pugno ai margini della cortina fumosa, lasciando però partire una potente folata di vento. Di colpo una breccia aprì la nebbia e nel giro di pochi attimi scomparì del tutto, ma gli effetti dell'attacco scatenato da Chad colpirono anche le due figure che erano presenti all'interno della sfera.
Vicino al possente ragazzo, con indosso una variopinta camicia, si sollevò da terra un dolorante Kater, che probabilmente era caduto a causa del colpo lanciato da Chad. Per un po' l'esorcista rimase fermo, faceva ancora fatica a respirare, e nel frattempo fu raggiunto da Orihime, che si sentì subito sollevata quando vide che il prete era uscito illeso da quella situazione.
«Cos'è successo?» domandò la ragazza. Sebbene un po' intontito, il Kater poco dopo rispose.
«Di tutto. Sono stato fermato da una strana ragazza che ha tentato di soffocarmi! E la cosa più assurda è che continuava a chiamarmi Anthony!»
«Una strana ragazza?!?»
«Sì... era vestita con un vistoso kimono e faceva dei discorsi senza senso. Poi, non so perché, è diventata una furia e mi ha messo le mani al collo. Non ricordo nient'altro, a parte la folata di vento che mi ha steso per terra!»
«Colpa mia» ammise Chad impassibile. La reazione del Kater a quella risposta fu immediata e alquanto perplessa.
«Ma sei impazzito?!?»
«Ho mirato prima di colpire.»
«E come hai fatto a mirare?» intervenne Orihime. «Kater era avvolto dalla nebbia, a malapena riuscì ad intravedere la sua figura!»
«Quella che urlava sembrava quella alla mia destra, quindi ho concentrato la potenza del mio pugno sulla sinistra.»
«Questa sì che è divina provvidenza!» esclamò l'esorcista, che poco dopo si rivolse alla ragazza dai capelli arancioni. «Scusami un secondo, ma che c'entra la nebbia adesso?»
«Quando l'abbiamo trovata, era circondato da una strana foschia che lo copriva completamente. Non l'ha vista?»
«No. Era impegnato ad evitare di rimanere soffocato... ma in compenso mi è successo uno strano fatto quando sono stato aggredito. Di colpo mi sono sentito debole e avevo la sensazione di andare al rallentatore. Sembrava di essere in un incubo...»
«O forse si è trattato di un'illusione.» replicò Chad.
«Può darsi. Così almeno avrebbero un senso quella strana ragazza e la nebbia che avete visto. Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: chi è stato a crearla?»
«Oh, cielo!» esclamò all'improvviso Orihime, guardando oltre la figura dell'esorcista. «C'è qualcosa che si sta muovendo nell'ombra!»
L'agitazione nelle parole della ragazza fu tale che il Kater di scatto si alzò in piedi e di corsa raggiunse la posizione di Chad. Come preannunciato dalla ragazza dai capelli arancioni, qualcuno si stava muovendo verso di loro con passo minaccioso. Era l'altra figura che si trovava all'interno della nebbia e rivelò il suo aspetto solo passando sotto la luce di un lampione. Era un essere alto, poteva tranquillamente raggiungere i tre metri d'altezza, e il suo corpo era completamente nero. L'attenzione di tutti però cadde sulla maschera che indossava quella creatura: era completamente bianca e avvolgeva completamente la testa, da cui spuntavano due placche ossee che si sviluppavano lateralmente e che curvavano verso la fine. Gli occhi, minacciosi e puntati verso il gruppo, erano a mandorla e avevano un aspetto poco umano, infatti le iridi erano dorate e tutto il resto era nero. Il naso era appena accennato, mentre la bocca era piccola in proporzione al resto del viso, in cui erano ben visibili tutti i denti. A differenza però dell'essere incontrato dal Kater nella chiesa, questo aveva un corpo più esile e slanciato, le cui forme ricordavano quelle di una donna.
Sebbene fosse stato travolto dal colpo di Chad, la creatura era uscita completamente illesa e adesso si stava preparando per tornare alla carica, dopo che il suo tentativo di uccidere l'esorcista era fallito. Dallo sguardo sembrava inferocita e non smetteva di fissare il Kater, che per un pelo era scappato dalla sua illusione.
«Questo... è uno di quegli esseri che chiamate Hollow?» chiese il prete agitato. La risposta del ragazzo accanto a lui fu immediata, ma dal tono di voce si intuiva una certa preoccupazione, causata dall'avvicinarsi dello spirito maligno.
«Sì. E credo che sia quello citato da Urahara, infatti è molto più forte della media.»
«Ma proprio adesso doveva saltar fuori? Ho lasciato l'acqua santa in albergo...»
Avanzando con passo deciso, l'Hollow sembrava pronto a colpire da un momento all'altro, per nulla intimorito dal colpo subito in precedenza. Era così determinato che ad un certo punto afferrò uno dei lampioni e per la rabbia lo stritolò, fino a farlo piegare di lato. Vedere quella mano piena di artigli contorcere il palo con quella facilità fece sobbalzare il prete, che per lo spavento indietreggiò di un altro passo.
«Dobbiamo andarcene da qui!» urlò.
«Io rimango qui, voi andate» affermò Chad, con una freddezza quasi innaturale.
«Ma sei completamente impazzito?» replicò l'esorcista, cercando di trascinare all'indietro il ragazzo d'origine messicana. «Non fare lo stupido, vieni via! Non ti voglio avere sulla coscienza!»
In quel preciso istante la voce dell'Hollow, acuta e deformata, richiamò l'attenzione di tutti, ripetendo come se fosse impazzito lo stesso nome sentito dall'esorcista poco prima, Anthony.
«Chi sta chiamando?» domandò una spaventata Orihime.
«Non lo so!» esclamò Kater. «Continua a chiamarmi così, ma quello non è il mio nome!»
La voce proveniente dal buio ribatté ciò che disse l'esorcista. «Bugiardo... tu stai cercando di confondermi. Ma so benissimo quello che devo fare: sei stato il mio unico pensiero mentre aspettavo il tuo ritorno a Edo, fiduciosa che un giorno il mio desiderio sarebbe diventato realtà. Per anni sono rimasta sola e disperata, ma adesso che tu sei qui... ti ucciderò con le mie mani!»
Davanti a quella palese dimostrazione di follia, sottolineata da un urlo stridulo e per nulla umano, l'esorcista esortò nuovamente Chad a spostarsi, ma quest'ultimo ignorò la sua richiesta e sembrava pronto a reagire in caso d'attacco dell'Hollow. Stava caricando il pugno per colpirlo di nuovo, ma ad un certo punto si fermò quando vide una strana luce apparire nell'ombra, più o meno dove si trovava la maschera dello spirito maligno. Era rossa e lentamente stava aumentando d'intensità, come se l'Hollow stesse caricando le sue energie in un unico punto. Intuendo di essere il bersaglio di quell'attacco, il Kater si voltò verso Orihime e la invitò ad allontanarsi il più possibile dal marciapiede. Non riuscendo a convincere il Chad, il prete voleva mettere al sicuro almeno la ragazza, dimostrando un altruismo degno di nota.
Quando la luce rossa divenne quasi brillante, ovvero nel giro di qualche secondo, l'Hollow era ormai pronto a sparare il suo Cero, noncurante di chi o cosa avrebbe colpito con quel raggio. Nonostante il pericolo imminente, il ragazzo d'origine messicana scattò in avanti per affrontare lo spirito maligno, sempre col braccio teso all'indietro, mentre il Kater non poté far altro che spostare Orihime di lato, nel disperato tentativo di mettere in salvo entrambi.
Niente sembrava poter fermare l'attacco dell'Hollow, ma all'improvviso dal nulla spuntò una lama, che muovendosi sinuosa come un serpente puntò diretta verso la maschera bianca. Per evitare di essere colpito, lo spirito maligno fece un passo all'indietro e ciò gli fece sparare il suo Cero verso l'alto, che velocemente attraversò il cielo come se fosse un lampo.
Increduli per lo scampato pericolo, Kater e Orihime si alzarono in piedi e videro davanti ai loro occhi Ichigo e Renji, con quest'ultimo impegnato a riavvolgere la sua spada composta da segmenti dentati. Nonostante fossero arrivati solo all'ultimo secondo, il tempismo da parte di Renji era stato perfetto, difficilmente avrebbe potuto fare di meglio. Ma non c'era tempo per rilassarsi, infatti l'Hollow era ancora presente e sembrava furioso, mentre fronteggiava i due ragazzi vestiti da shinigami. Nel frattempo sul posto arrivò anche Rukia, che si accertò delle condizioni della ragazza e del prete, mentre il Chad si unì al duo appena arrivato.
«Quindi è lui l'Hollow che stavamo cercando?» domandò Ichigo, rivolgendosi alle persone alle sue spalle.
«Sì» rispose il Kater. «Anche se credo che si tratti di una lei...»
«Non importa!» ribatté Renji. «Perché stavolta lo prenderò in pieno!»
La reazione dell'Hollow davanti a quella minaccia fu un lungo e rabbioso ringhio a denti stretti, come quello di un animale messo alle strette. I due shinigami, per nulla intimoriti, si prepararono allo scontro mettendosi in posizione d'attacco, ma di colpo si resero conto che il loro avversario si era spostato. Probabilmente intimorito dal numero di shinigami presenti, lo spirito maligno si era dato alla fuga e in un attimo sparì nel buio della notte. Per evitarlo di perderlo di vista, Renji e Ichigo scattarono in avanti, nel tentativo di non perdere le tracce dell'Hollow.
Quando finalmente la situazione si calmò, l'esorcista poté tirare un lungo sospiro di sollievo. «Meno male che è finita...»
«Già!» esclamò Orihime rincuorata.
«E' troppo presto per cantar vittoria» replicò inflessibile Rukia. «Quello che avete visto era un Hollow al di sopra della media, per la precisione era un Adjuchas. E' molto pericoloso, ma per fortuna siamo arrivati appena in tempo.»
«Ed era pure completamente fuori di testa!» aggiunse il Kater. «Continuava a ripetere cose senza senso, ma ciò che mi ha colpito di più sono stati i suoi occhi: erano carichi di odio nei miei confronti.»
«Forse aveva intuito che sei un esorcista dalla tua forza spirituale. Più o meno capita anche quando un Hollow incontra uno shinigami.»
«No, forse non mi sono spiegato bene... nei suoi occhi non ho visto solo rabbia, ma anche una profonda desolazione. Era così forte che mi ha messo a disagio...»
«Posso confermarlo» intervenne Chad.
«Mi sono dimenticato di dirvi una cosa» disse Orihime, rivolgendosi al Kater. «Grazie.»
«Per cosa?»
«Per avermi cercato di salvarmi mentre eravamo in pericolo.»
«Bhe, è normale!» rispose l'esorcista lievemente imbarazzato. «L'altruismo è una mia dote naturale!»
Poco tempo dopo sul posto tornarono i due shinigami partiti all'inseguimento dell'Hollow, visibilmente delusi. Purtroppo non erano riuscì a ritrovare lo spirito maligno, che magicamente era sparito senza lasciare traccia tra le strade di Karakura.
«Ci è sfuggito per un pelo!» lamentò Renji amareggiato.
«Non so come, ma è scomparso davanti ai miei occhi in un attimo, nonostante gli fossi a pochi metri di distanza!» affermò Ichigo.
Rukia aggiunse: «Se è riuscito a nascondere la sua presenza fino a questo momento, non mi sorprende che lo abbiate perso. Sarà veramente difficile ritrovarlo.»
«Già, ma per fortuna siamo riusciti ad evitare il peggio. Meno male che l'esorcista ha fatto quel picco di Reiatsu per segnalare la sua posizione...»
«Che avrei fatto io?!?» domandò l'interessato, con aria sbalordita.
«Non se lo ricorda?» chiese Orihime. «Lo ha fatto quando è stato aggredito, l'ho percepito chiaramente!»
«Io mi ricordo di aver gridato e basta! Ne siete sicuri?»
Per qualche secondo tutti i presenti guardarono l'esorcista con gli occhi spalancati, increduli a ciò che avevano appena sentito. Urahara li aveva avvisati che il potenziale del Kater era appena accennato, ma non credevano che fosse così poco consapevole delle sue abilità. Ma nonostante tutto anche l'esorcista, come il negoziante, era giunto alla conclusione che doveva esserci qualcosa di più profondo nella storia di quel Hollow e aveva già in mente qualcosa per raccogliere qualche informazione su quella vicenda.


Continua...

Edited by monsieur Bordeaux - 21/6/2014, 15:42
 
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view post Posted on 19/6/2014, 17:04
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Capitolo 8 - L'incontro con il capitano


L'indomani mattina, dopo una meritata dormita nella sua camera, il Kater si presentò per fare colazione con aria molto allegra, anche fin troppo secondo Jong. Non sembrava per nulla turbato dall'incontro fatto con l'Hollow femmina, anzi era seriamente motivato a trovare una soluzione a quel mistero e in poche parole espose ciò che voleva fare al suo assistente cinese. Per prima cosa, l'esorcista doveva raccogliere più informazioni possibili sulla chiesa in cui era nascosto lo spirito maligno, che secondo lui era un punto fondamentale per capire al meglio quella vicenda. Non sarebbe stato un compito agevole, visto che il parroco ormai lo vedeva come fumo negli occhi dopo quello che era accaduto due notti fa, ma forse con un po' di pazienza sarebbe riuscito a farlo ragionare. Inoltre quel giorno sarebbe giunto il capitano in città e il prete voleva essere presente al suo arrivo, per chiarire il malinteso che lo stava tormentando da quando era tornato in Giappone. Sperava vivamente di fare bella figura, anche perché non aveva ben chiaro in mente tutta la faccenda legata a capitani, tenenti e cose simili...

Qualche ora più tardi la tranquillità presente nel giardino di Urahara fu interrotta dal rombo di un potente motore, che calò d'intensità solo quando la vettura si trovò nei pressi del negozio. Si trattava sicuramente del Kater, il suono e il suo stile di guida era quasi inconfondibile, e poco dopo si udì una portiera chiudersi, seguita dal rumore di passi. Il primo a spuntare dalla palizzata di legno che circondava il giardino fu Jong, che riconobbe quasi subito i volti dei ragazzi incontrati nei giorni precedenti, all'appello mancava solo quello d'origine messicana. Ma al centro del giardino c'erano altre due persone, entrambe vestite in prevalenza di nero, che per qualche secondo si soffermarono a fissare la sua figura.
La prima era una donna dai lunghi capelli ramati e dai lineamenti generosi, con un'ampia scollatura da cui era ben visibile un prosperoso seno. Aveva gli occhi chiari e portava sulle spalle una sciarpa rosa, mentre alla vita teneva legata una cintura con un particolare stemma. Inoltre sembrava molto ansiosa di voler conoscere l'assistente del Kater, a differenza del suo collega, che rimase impassibile per tutto il tempo.
Il primo particolare che colpì quasi subito Jong fu l'età del secondo shinigami, era praticamente un ragazzino. Aveva gli occhi verdi e i capelli bianchi, con un pettinatura un po' particolare, e sopra la divisa nera indossava un lungo mantello bianco, detto haori, e una striscia di tessuto verde chiaro, a cui era legata la spada che trasportava sulla schiena. Sebbene il cinese non fosse il tipo che si impressionava facilmente, quella volta rimase senza parole davanti allo sguardo dello shinigami più giovane, che lo aveva letteralmente congelato.
«Sei tu quello che stiamo cercando?» esordì la donna. Non tentò minimamente di nascondere la sua aria infastidita.
«Se ti riferisci all'esorcista, arriverà a momenti» rispose Jong, rimanendo calmo. «E' andato a parcheggiare la macchina...»
Come preannunciato dal cinese, il Kater si presentò nel giardino qualche secondo più tardi, con indosso il saio blu scuro e gli occhiali da sole, che richiuse appena vide i nuovi arrivati. Era leggermente imbarazzato, non sapeva nemmeno che era meglio stringere la mano ai due shinigami o no, ma alla fine riuscì senza problemi a presentarsi ai due nuovi shinigami, che fecero altrettanto. La donna si chiama Rangiku Matsumoto, ed era un altro tenente, mentre il più giovane era il capitano Toshiro Hitsugaya, che sottolineò per bene il grado e il numero della sua brigata, la decima, che era scritta anche sul suo haori. Come il suo assistente, anche l'esorcista rimase colpito dalla giovane età del suo interlocutore, mentre quest'ultimo iniziò ad avere dei dubbi sul fatto che quello davanti a lui fosse la fonte dei guai iniziati a Karakura. Non sembrava aver nulla di particolare o peggio pericoloso, al massimo dimostrava una certa eccentricità, come testimoniato dagli occhiali da sole appesi al collo del saio.
«Esserti presentato è stata un'ottima mossa» commentò il capitano, mantenendo la sua serietà. «Ma ciò non diminuisce il putiferio che hai creato, risvegliare il Menos dal suo nascondiglio è stato un atto gravissimo!»
«Aspettate un secondo! Io stavo facendo solo il mio lavoro, nient'altro!» si giustificò il Kater. «Giuro su Dio che non sapevo neanche che ci fosse uno spirito maligno in quella chiesa. E avevo pochissima roba come me per difendermi!»
«Glielo avevo detto che doveva aspettarmi... e invece no, deve fare tutto di testa sua!» mormorò Jong, al fianco dell'esorcista greco.
«In che senso?» domandò Hitsugaya.
Dopo aver infilato una mano nel saio, Kater mostrò una bottiglietta piena d'acqua, sorretta in parte dal palmo e tenuta ferma grazie ad uno spago giallo che scorreva tra le sue dita. «Ho fatto quello che potevo!»
«Ma questo tizio è proprio un incosciente!» sussurrò Matsumoto, rivolgendosi al suo capitano. «Però in compenso è abbastanza carino!»
«Puoi essere seria per una volta?» replicò a bassa voce il giovane dai capelli chiari.
«Se posso intromettermi...» affermò Jong, inserendosi nel discorso. «Credo che il Kater non abbia commesso niente di male. La prova di ciò è che si è presentato spontaneamente, senza mai negare la sua presenza in quella chiesa. Ritenerlo colpevole è veramente assurdo, anche se capisco la gravità della situazione.»
Il discorso del cinese sembrò aver convinto il capitano e in quel momento l'esorcista si lasciò scappare un piccolo sorriso, sollevato per come si erano messe le cose. Ma appena Jong si accorse della reazione del Kater, l'assistente senza preavviso tirò una forte gomitata allo stomaco del greco, che per la botta subita sgranò gli occhi. Com'era immaginabile, tutti i presenti rimasero molto sorpresi dal quel gesto, all'apparenza ingiustificato.
«Ma sei impazzito?» domandò Ichigo.
«L'ho fatto per il suo bene» affermò Jong, leggermente infastidito. «Conosco quel sorriso e so benissimo cosa stava per dire: lo fa ogni volta che deve fare una battuta sulla nostra differenza d'altezza!»
Alcuni mormorii di rabbia uscirono dalla bocca socchiusa del capitano, che a stento riuscì a non gridare contro l'esorcista, ancora un po' dolorante allo stomaco.
«Non stavo per dire nulla!» si giustificò. «E comunque lo faccio solo perché certe volte sei davvero troppo noioso!»
Quando il Kater si riprese del tutto, proseguì con quello che stava per dire a Hitsugaya, prima della "sosta forzata". «Dato che ho saputo del vostro arrivo, ho cercato di dare il mio contributo per ritrovare quello spirito maligno che è fuggito ieri notte. Forse non sarà molto, ma spero che possiate apprezzare il mio gesto.»
«E di cosa si tratta?» chiese il tenente donna.
«Stamattina ho incontrato il parroco della chiesa e sono riuscito a convincerlo a farmi consultare alcuni archivi, dai quali abbiamo recuperato un po' di materiale. Non è stato facile mettersi d'accordo, a momenti voleva mettermi le mani addosso per quella faccenda del muro della chiesa sfondato... ma alla fine io e Jong siamo riusciti a recuperare qualcosa! Ma c'è un problema di fondo: io il giapponese scritto lo capisco poco o nulla, quindi mi servirebbe un aiuto per le traduzioni.»
«Oh, questa è stata una bella iniziativa, signor esorcista!» si sentì alle spalle di Ichigo, mentre sentì la porta di colpo aprirsi. A parlare era stato il proprietario del negozio, stranamente allegro.
«In riferimento a quelle stranezze che mi hai raccontato prima, Urahara?» domandò Hitsugaya.
«Già!» rispose l'interessato. «Da quello che mi ha raccontato Orihime su ciò che è accaduto ieri notte, sembra proprio che il Menos abbia un grosso vuoto di memoria... molto strano e allo stesso tempo affascinante...»
«Pure lei è arrivato al mio ragionamento?» domandò sorpreso Kater, che poco dopo aggiunse: «In questo caso, posso avere il vostro aiuto per le traduzioni?»
«Certamente! Portate pure tutto il materiale all'interno del negozio, potete usare la stanza in cui avete dormito la volta scorsa.»
«Ottimo! Andiamo subito a prenderlo!»
Mentre l'esorcista e il suo assistente si affrettavano per tornare alla macchina, Rukia si avvicinò a Urahara per parlargli con discrezione. Aveva l'aria di chi non era convinta dalla scelta fatta dal negoziante.
«Come mai tutta questa fiducia nei confronti di quel tizio?»
«Per una semplice valutazione. Non sarà la persona più affidabile di questo mondo, ma intanto sta facendo il lavoro sporco al posto nostro. Potrebbe anche scoprire qualcosa di utile, sennò... pazienza!»
La ragazza annuì davanti a quella frase, mentre Ichigo e Renji si sentirono un po' dispiaciuti per come stavano sfruttando l'esorcista. Ma poco dopo il loro sguardo cambiò quando videro rientrare Kater e Jong nel giardino, mentre trasportavano una grossa pila di documenti a testa. Tra fogli, album e registri vari, sembrava quasi che i due avessero derubato l'intero archivio della chiesa, lasciando quasi tutti senza parole e nell'imbarazzo generale.
«Ma-ma... quanta roba avete preso?» chiese Ichigo quasi balbettando. La risposta dell'esorcista non si fece attendere, mentre appoggiò la sua pila per terra dopo aver attraversato il giardino. «Tutto ciò che era utile! Scusate per la polvere, ma quegli archivi non venivano aperti da anni!»
«Sono tutti documenti che hanno almeno un secolo di storia» spiegò Jong, facendo gli stessi gesti del prete. «Sarà un lavoraccio!»
«Che lamentosi che siete!» rimproverò la donna dai capelli ramati. «Io ho visto molte più scartoffie inutili sulla scrivania del capitano e non mi sono mai lamentata quando si trattava di buttarle via!»
Un grido di richiamo da parte di Hitsugaya mise in riga Matsumoto, che solo in quel momento si rese conto di aver parlato a sproposito. Nel frattempo l'esorcista e il suo assistente ripresero in mano il materiale preso dall'archivio e lo portarono all'interno del negozio, stavolta aiutati da Ichigo, Renji e Orihime. Fu in quegli attimi che Urahara vide una lieve forma di preoccupazione, quasi impercettibile per gli altri, sul volto del giovane capitano, che sembrava tener d'occhio ogni movimento del prete.

«La situazione è più complicata del previsto?» commentò il negoziante, accennando un sorrisetto ironico.
«Non mi fido di questo esorcista» confidò Hitsugaya senza mezzi termini. «Non mi sembra per nulla affidabile, senza contare che è un completo casinista!»
«Ma no, il tuo è un giudizio troppo affrettato!» ribatté Urahara, trovando di colpo una certa allegria.
«Lo pensi sul serio?»
«Certo! Secondo me il nostro signor esorcista potrebbe esserci molto utile, non solo per la sua "piccola ricerca"!»
«In che senso?»
Da in qui in poi il tono del negoziante fu serio. «Non ci vuole molto per capire che quel Menos è in collera col signor esorcista e dobbiamo sfruttare questo fatto a nostro vantaggio. E' un tipo di Hollow molto particolare e se perdiamo le sue tracce, sarà impossibile rintracciarlo... capisci?»
«Sei cinico» affermò Hitsugaya in disaccordo. «Usarlo come esca nei peggiori dei casi mi sembra troppo anche per uno come te, Urahara.»
«Non sono cinico, sono realista! Ho solo dato una mia idea, non ho di certo suggerito di legarlo ad un palo e aspettare che il Menos lo venga a prendere!»
Nonostante la battuta finale, il capitano non riusciva a capire il perché di tutta quella fiducia di Urahara nei confronti del Kater. Doveva trattarsi di una sua personale sensazione, perché a parte una certa forza spirituale, a suo giudizio quel prete venuto da Occidente non sembrava avere alcun pregio a suo favore. Inoltre dava l'idea di essere un casinista e ciò non era sicuramente a favore del Kater, visto che Hitsugaya già a malapena sopportava la Matsumoto, che per certi versi aveva un carattere simile. Ma dato che una possibilità non si negava a nessuno, per il momento decise di lasciare l'esorcista alla sua ricerca, ma in futuro il capitano sarebbe stato meno intransigente con lui. Se solo percepiva un potenziale pericolo, Hitsugaya avrebbe impedito al Kater di agire, bloccandolo con ogni mezzo a sua disposizione.


Continua...
 
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Per fare ordine, commenterò per capitolo:

Capitolo 7:

Il Kater viene salvato a pochi passi dal diventare un simpatico spuntino, grazie ad un rilascio di reiatsu di cui sembra essere totalmente all' oscuro di come abbia fatto. La hollow ora sembra ancora più furiosa a causa dell' interruzione e grazie alla sua abilità nel nascondersi ora porterà seri fastidi ai nostri protagonisti.

Non ho notato nessun errore con l' andamento della serie originale. Ci sarebbe una piccola questione a riguardo del braccio di Chad, ma mi servirebbe sapere più o meno quando si svolge tutta questa storia all' interno della storyline del manga originale per darti un commento corretto, perché il potere di Chad ottiene diverse evoluzioni alquanto significative per come combatte, e quindi devo vedere se è la forma cronologicamente corretta quella che stai usando.

Non ho notato altri errori, salvo quando Ichigo rivela di aver perso di vista la Adjuchas: hai usato un "ero a pochi metri", mentre sarebbe più corretto un "fossi a pochi metri" e aggiungendoci "di distanza".

Per il resto ottimo lavoro.

Capitolo 8:

Beh, con il carattere che si ritrova il Kater, il capitano inviato è proprio la scelta migliore per portare appassionanti scene comiche tra i due, specie con l' aggiunta di Rangiku. Hitsugaya dovrà mettere a dura prova la sua pazienza temo. E li hai riportati molto IC, niente da ridire, bravo!
Ed il ritorno di Urahara che non esista a cogliere ogni singola opportunità per fare meno lavoro possibile e relegarlo agli altri! Davvero eccezionale.
Peccato che adesso ci sarà un bel po' di noioso lavoro sulle scartoffie, una vera tortura per i nostri eroi, abituati più all' azione diretta che alla ricerca, ma anche quello è un lavoro che va fatto.

Non ho trovato traccia di nessun errore, né grammaticale né ortografico, molto bene! Il testo continua a migliorare, e ciò è sempre una buona notizia.

Alla prossima.
 
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In linea temporale, siamo poco prima del rapimento di Orihime e prime incursioni Arrancar. Grazie per le segnalazioni e sono contento che hai notato il confronto tra Kater e i due nuovi arrivati. Io adoro quel genere di situazioni...
 
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Oh, essendo allora prima di tutta la saga dello Heuco Mundo, il braccio di Chad è ancora al primo stadio. Beh, il modo in cui lo usa allora è appropriato e attinente al manga. Una sola piccola pignoleria è che il braccio, in questa forma, è prevalentemente nero, con solo una striscia viola che percorre al centro dell' arto. Ma a parte questo minuzioso dettaglio, è tutto a posto.
Di nuovo ottimo lavoro.
 
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view post Posted on 27/8/2014, 15:23
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Capitolo 9 - Un tuffo nel passato


Una volta informato sugli ultimi avvenimenti, il capitano Hitsugaya capì che ritrovare quel Menos non sarebbe stato per nulla semplice. Definirlo sfuggente era quasi limitativo, vista la sua abilità di nascondere il suo Reiatsu, ma il giovane ufficiale fece ugualmente un tentativo e iniziò a cercare l'Hollow dal punto in cui era stato aggredito il Kater. Nonostante la presenza del suo tenente e di altri due shinigami, Rukia e Renji, le ricerche del capitano si conclusero con un nulla di fatto e dopo qualche ora Hitsugaya, a malincuore, decise di ritirarsi. Era consapevole che rintracciare quel Menos al primo colpo sarebbe stato impossibile, ma ciò che lo infastidiva di più era che non aveva trovato alcun indizio su di lui: era come aver dato la caccia al vento.
Quando la mattina seguente gli shinigami tornarono al negozio di Urahara, visibilmente stanchi, Hitsugaya si accorse che non erano stati gli unici a stare in piedi fino a tarda notte. Superato il ciglio della porta, il capitano sentì qualcuno russare nella stanza accanto e con passo leggero vi entrò. Davanti ai suoi occhi meravigliati vide l'esorcista beatamente addormentato sul tavolo, con la testa appoggiata sulle braccia per avere una posizione più comoda. Fu quasi un miracolo se il giovane ufficiale non si mise a gridare, per svegliare quello che a suo dire era solo uno sfaticato, ma a zittirlo ci pensò Jong, che seduto di fianco al Kater sollevò un dito vicino alla bocca, chiedendo con una certa energia di fare silenzio. Solo in quel momento Hitsugaya si rese conto che sotto le braccia dell'esorcista c'era numerosi libri aperti, probabilmente tutti quelli che aveva letto nel tentativo di trovare un indizio sul Menos che lui stesso stava cercando. Fu in quel momento che il capitano capì di non essere perfettamente lucido e prese la decisione, alquanto saggia, di prendersi qualche ora di riposo, come fecero del resto anche gli altri shinigami.

Più tardi, quando ormai il sole era ben alto in un cielo quasi provo di nuvole, al negozio di Urahara giunsero Ichigo e Orihime, curiosi di sapere che c'erano stati sviluppi nella caccia al Menos. Ma appena il ragazzo dai capelli rossi, con ancora indosso la divisa scolastica, mise piede nell'edificio in legno, fu subito fulminato dagli sguardi degli shinigami che la notte precedente erano usciti in perlustrazione. Lo accusavano di aver abbandonato il gruppo senza motivo, ma Ichigo si giustificò spiegando che quella mattina aveva una lezione importante a scuola e che non poteva proprio saltarla. Nonostante ciò, nessuno degli shinigami gli credette e si calmarono solo quando, ad un certo punto, fece capolino l'esorcista dalla stanza accanto. L'arrivo dei due ragazzi lo aveva momentaneamente distratto dalla sua ricerca.
«Oh, buongiorno!» esclamò. «Mi piacerebbe darvi delle buone notizie, ma purtroppo i progressi sono molto lenti. Ogni volta che metto l'occhio su un foglio, devo prendere un vocabolario e tradurre ogni singola frase...»
«Un lavoraccio!» affermò Ichigo.
«Già, però c'è un lato positivo in tutto ciò: sto facendo un corso accelerato di giapponese scritto! Magari un giorno mi tornerà utile!»
Dopo questa piccola nota ottimistica da parte del Kater, intervenne il suo assistente cinese, che comparve di fianco all'esorcista.
«Se magari uno di voi viene a darci una mano, forse riusciamo a combinare qualcosa. Capisco che si tratti di un lavoro noioso, ma farlo da soli è praticamente una follia!»
«C'è qualcuno che si offre volontario?» domandò il prete.
Di colpo nella stanza scese il silenzio e la maggior parte degli sguardi si concentrarono su Ichigo, che si guardò attorno spaesato. Il capitano Hitsugaya e gli altri shinigami avevano ancora un po' di rancore nei confronti del ragazzo, che alla fine, suo malgrado, si offrì come volontario per calmare gli animi. L'idea di rituffarsi tra i libri non lo rese per nulla allegro, ma in quel momento il ragazzo trovò un aiuto quasi insperato. Orihime, dopo aver messo da parte una certa dose di timidezza, si fece avanti e domandò speranzosa di poter accompagnare Ichigo nella ricerca. Davanti a ben due volontari, il Kater accettò molto volentieri il loro aiuto, trovando lo stesso entusiasmo anche nella ragazza. Non ne capiva il motivo, ma senza indugiare oltre l'esorcista fece accomodare i due giovani al tavolo su cui stava lavorando.
Quando Ichigo si accomodò, vide che il Kater aprire un vecchio registro e immergersi nella lettura dei vari riquadri presenti, analizzando attentamente ogni riga. «Non è la prima volta che fa una cosa del genere, vero?» domandò.
«Eh!» fece l'esorcista quasi sorridendo. «Ormai ho perso il conto di quante biblioteche ho dovuto visitare per trovare certe informazioni... sai, non tutto si può trovare su Internet!»
«Ovviamente.»
«Soprattutto se si cerca tra le cronache di qualche secolo fa. Certe volte ho dovuto fare affidamento solo su vecchie tradizioni orali e ti assicuro che ne ho sentite di tutti i colori.»
«Però adesso basta perder tempo!» intervenne Jong. «C'è qualcosa che voi far tradurre ai ragazzi?»
«Ah sì, un momento!» esclamò il Kater, inclinandosi di lato per recuperare qualcosa che aveva messo da parte, vicino al tavolo. Poco dopo l'esorcista appoggiò sul ripiano ben tre pile di lettere, alcune ancora imbustate. La carta era ingiallita, un chiaro segno che erano piuttosto datate.
«Ma... quante sono?» domandò Ichigo sorpreso.
«Non lo so!» replicò immediatamente l'esorcista. «Non sono neanche sicuro che tutte corrispondano all'epoca giusta, ma io e Jong abbiamo deciso di prenderle tutte perché tanto erano leggere!»
«E che ci facevano tutte quelle lettere negli archivi?»
«Bhe, semplicemente perché una volta non c'era il servizio postale e molto spesso si ricorreva a qualcuno di fiducia per poter spedire una lettera. Come un prete, per esempio!»
«Interessante! Non pensavo che fosse così esperto in storia!» esclamò Orihime, con un entusiasmo un po' fuori luogo.
«Ora esageri...» arrossì l'esorcista.
Finita la chiacchierata, Kater passò le pile di lettere ai due ragazzi, mentre lui e Jong continuarono a consultare i registri, sempre alla ricerca di qualche dato utile. Nonostante un'intensa ora a sfogliare e leggere chissà quante pagine, non emerse nulla d'interessante da quei registri e ad un certo punto l'esorcista si diede una pausa, giusto il tempo per prendersi un bicchiere d'acqua. Anche gli altri ne approfittarono per rilassarsi qualche minuto, con Orihime che nel frattempo si dedicò a sfogliare alcune vecchie foto, trovate quasi per caso in un registro che aveva accanto a sé. Erano tutte color seppia, tipiche quindi del secolo scorso, e una alla volta la ragazza le osservò meravigliata, tanto da coinvolgere anche Ichigo. La maggior parte delle immagini raffiguravano scene di matrimoni, con gli sposi e gli invitati messi in posa davanti alla chiesa, ma c'erano anche foto con ragazze vestite con i tradizionali kimono giapponesi, che secondo Orihime erano favolosi.
Quando il Kater tornò nella stanza, immediatamente notò una certa agitazione e domandò: «Trovato qualcosa d'interessante?»
«Solo delle vecchie foto...» rispose Ichigo.
«Ma sono bellissime!» aggiunse Orihime. «Guardi lei stesso!»
Allargando le immagini che aveva in mano, la ragazza le appoggiò sul tavolo e colto dalla curiosità il Kater ci diede un'occhiata. All'inizio le osservò senza particolari commenti, ma all'improvviso l'esorcista strabuzzò gli occhi, soffermandosi su una fotografia in particolare. Sembrava spaventato a morte, come se avesse appena visto un fantasma.
Preoccupato Jong gli si avvicinò e chiese: «Che cavolo ti è preso?»
«Oh cielo! Quella foto... no, non ci credo!» riuscì a dire l'esorcista a malapena, indicando poi una delle immagini presenti sul tavolo. Immediatamente Ichigo prese in mano la foto, che ritraeva una ragazza vestita con un elaborato kimono.
«Che c'è di strano?» domandò. «Ce ne sono altre simili a questa.»
«Quella...» accennò Kater, cercando di rimanere calmo. «Quella è la stessa ragazza che mi ha quasi strozzato!»
«Sicuro?!?»
«E' lei, senza alcun dubbio! Stesso viso, stessa pettinatura... e il kimono ha lo stesso disegno!»
La descrizione ovviamente si riferiva all'illusione che aveva intrappolato l'esorcista, ma il Kater era sicuro che ci fosse un legame tra il Menos e la ragazza della foto. Probabilmente quella era il suo aspetto nella vita precedente e anche Ichigo si convinse che dovevano essere la stessa entità.
«E così finalmente abbiamo un indizio...» commentò Jong, arrivando anche lui alla stessa conclusione. «Ora non dovrebbe essere difficile capire chi era, con tutti i registri che abbiamo!»
Il leggero entusiasmo da parte del cinese fu però di breve durata, perché lui e il Kater notarono che di colpo Ichigo si era messo a parlare con Orihime, con un tono di voce un po' preoccupato. Non era ben chiaro quello che i due ragazzi si stavano confidando, ma Jong notò che il sostituto shinigami aveva in mano un'altra foto, che con una certa agitazione stava mostrato ad Orihime.
«C'è qualche problema?» domandò l'assistente.
«Questo è semplicemente assurdo!» accennò Ichigo cercando di trattenere le grida, mentre la ragazza dai capelli lunghi rimase a bocca aperta, senza dire alcuna parola.
«Che c'è ora?» esclamò l'esorcista, a cui Ichigo mostrò immediatamente la foto appena scovata. Sopra era ritratta la ragazza apparsa nell'illusione, travolta vestita interamente di bianco e con un cappuccio che le copriva in parte il volto, ma ciò che aveva sconvolto il ragazzo dai capelli arancioni era il tizio presente al suo fianco. Appena l'esorcista lo esaminò, un lungo brivido di freddo gli attraversò la schiena, condividendo solo in quel momento il disagio provato da Ichigo. L'uomo era vestito in maniera molto elegante, indossava giacca e pantaloni neri, si intravedeva una camicia bianca a righe e tra le mani stringeva una bombetta, ma l'unico particolare su cui si soffermò il Kater era il suo volto: gli assomigliava come una goccia d'acqua! In altre circostante, non avrebbe faticato a credere di essere lui la persona ritratta in quella foto.
«Kater? E' ancora tra noi?» chiese Jong, con una certa ironia per far reagire l'esorcista, che dopo qualche secondo di incertezza disse: «Tutto ciò sta iniziando a preoccuparmi...»
In breve tempo si capì che quell'immagine era tratta da un matrimonio, ma ci fu un altro particolare che saltò agli occhi di Ichigo. Sul retro della foto, scritta a mano, c'era l'abbreviazione di una data: ottobre 1877. Grazie a quel riferimento, ora la ricerca aveva una strada ben delineata da seguire.

Il capitano Hitsugaya era noto per la sua freddezza, nonostante la giovane età, ma quella volta dovette ammettere a se stesso di essere rimasto sorpreso, quando gli furono mostrati i risultati della ricerca. Erano andati ben oltre le aspettative, forse nemmeno Urahara si aspettava un esito così positivo.
Partendo dalla data trovata da Ichigo, nel giro di poco tempo l'esorcista era arrivato all'identità del Menos quand'era in vita. Si chiamava Kyoko Nishikawa e secondo i registri era una nobile locale, unica discendente di una casata rimasta fedele allo shogunato, fino al suo scioglimento. Da alcune lettere tra quelle recuperate dal Kater, si capì che in quegli anni di fine Ottocento, con Giappone in pieno fermento, la giovane donna stava attraversando un momento difficile. Si sentiva disorientata, la società attorno a lei stava mutando molto velocemente e la sensazione di essere stata abbandonata a se stessa era grande, ma un giorno, quasi inaspettatamente, ci fu una svolta nella sua vita. In quel periodo nel Paese iniziarono a circolare molti occidentali, soprattutto a caccia di fortuna, e tra questi Kyoko ne conobbe uno inglese, un certo Anthony Blackwood. In quel momento non poteva esserci due persone più differenti, lei era rimasta legata al passo e lui rappresentava il futuro, ma nonostante le loro differenti origini, il loro rapporto col passare del tempo divenne sempre più frequente, finendo per innamorarsi uno dell'altra. La prova del loro amore era testimoniata dalla foto che li vedevano ritratti assieme durante il loro matrimonio, ma ciò non limitò lo stupore degli altri shinigami, rimasti sbalorditi dall'assomiglianza dell'esorcista con quell'uomo.
«Impressionante!» fu l'unica parola che uscì dalla bocca di Rangiku. «Non è che ci nasconde qualcosa?» esclamò Renji, con tono sospettoso nei confronti del Kater.
«E' solo una coincidenza, ve lo giuro!» affermò quest'ultimo. «Non ho alcun legame con quel tizio, tranne che per l'aspetto fisico ovviamente!»
«Magari siete parenti...» suggerì il tenente agli ordini del giovane capitano.
«Impossibile! Mai avuto parenti inglesi nella mia famiglia. Tutti i miei antenati sono vissuti e morti in Grecia, di questo ne sono sicuro, anzi sicurissimo!»
«In questo caso, c'è un'altra ipotesi da considerare» ragionò Rukia, con voce seria.
«E quale sarebbe?» domandò Renji.
«Potrebbe essere una sua reincarnazione!»
Più di una persona nella stanza sembrò essere d'accordo con la teoria dello shinigami, non era così inverosimile dopotutto, ma l'esorcista si oppose fortemente a quell'idea.
«Ora non scherziamo! Si tratta semplicemente di un sosia, tutto qui! Come avrebbe sostenuto anche mia nonna, tra l'altro...»
«Cosa c'entra adesso sua nonna con questa storia?!?» intervenne Jong.
«C'entra perché ha sempre sostenuto che per ognuno di noi esistono sette sosia sparsi per il mondo. E per me quella foto ne è la prova!»
Il cinese trovò quella spiegazione semplicemente ridicola, se non addirittura pericolosa. Già l'esistenza di un prete come il Kater era un grosso peso da sopportare, figuriamoci se ce fossero stati degli altri simili!
Dopo un lungo periodo di pausa, il capitano Hitsugaya fece un leggero colpo di tosse e riprese la parola, avendo su di sé l'attenzione di tutti quanti. «A parte questa divergenza, devo ammettere che la vostra ricerca è stata fruttuosa, signor esorcista.»
«Di niente, capitano» rispose l'interessato.
«Ora sappiamo molto di più sul nostro avversario e inoltre sappiamo perché quel Menos si è risvegliato: non a causa del vostro Reiatsu, ma per l'assomiglianza con quel tale nella foto. Ma è su questo punto che sorge un grosso dilemma...»
«E quale sarebbe?»
«Se quel Menos crede che voi siate il suo amato, perché vi ha aggredito? E' talmente smemorato che ha perso del tutto il senso della ragione?»
Per dare una risposta al più che legittimo dubbio del capitano, l'esorcista raccontò di aver trovato una lettera, tra le tante recuperate dagli archivi della chiesa, scritta dalla stessa Kyoko che avrebbe fornito una più chiara visione del suo stato d'animo. Fin dalle prime righe si capì che il tono usato per scrivere quella lettera era molto triste, infatti la ragazza chiedeva disperatamente notizie di Anthony, che era partito per un lungo viaggio via nave. Secondo quanto riportato dalla stessa Kyoko, erano passate diverse settimane dalla partenza di suo marito e quando queste divennero mesi, la sua angoscia divenne sempre più grande. Essendo una donna orgogliosa, non mostrò mai alcun segno di debolezza in pubblico, ma più il tempo passato e più sentiva di impazzire, per nulla aiutata dalle voci secondo cui l'inglese in realtà era scappato per liberarsi della sua sposa giapponese. La lettera si chiudeva con un messaggio di speranza per rivedere Anthony, ma purtroppo le sue preghiere non furono esaudite. Alla fine Kyoko, probabilmente in balia della disperazione, pochi giorni dopo aver spedito quella lettera si suicidò nella villa di famiglia, conficcandosi una lama nell'addome.
«E' una storia molto triste...» commentò Hitsugaya, mantenendo un certo distacco al contrario del Kater.
«Io a fatica ho trattenuto le lacrime mentre leggendo la lettera!»
Chiarito quel punto, Rukia aggiunse: «Rancore e disperazione. Difficile trovare una combinazione più pericolosa.»
Ma poco dopo, a sorpresa, intervenne anche Orihime, che per tutto il tempo era rimasta in silenzio a sentire il discorso tra l'esorcista e gli shinigami. In un attimo il suo sguardo era diventato intenso, come se di colpo avesse avuto un'illuminazione.
«Ho capito tutto!» urlò.
«Cioè?» esclamò Ichigo.
«Essendo il signor esorcista la reincarnazione di questo Anthony, è tornato qui per salvare l'anima di lei che è rimasta intrappolata nelle tenebre! Allora è proprio vero che l'amore è eterno...»
Il tono di quella spiegazione era così demenziale che tutti presenti rimasero in silenzio, osservando Orihime con una certa incredulità. L'unico ad aprir bocca fu proprio il Kater, chiamato nuovamente in causa.
«Questa teoria è più assurda delle foto che abbiamo trovato!»


Continua...

Edited by monsieur Bordeaux - 15/1/2016, 02:28
 
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view post Posted on 31/8/2014, 13:51
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Wow, nuovo capitolo dove tutti iniziano a svelare un po' di misteri attorno quell' attacco. Esilarante l' ultima affermazione di Orihime, proprio in stile vecchio romanzo romantico! E la risposta a tale teoria era prevedibile, ma comunque ottima.

A livello di scrittura ci sono ancora pochi errori sparsi, tutti molto semplici e piccoli. Per il resto non c'è nient' altro da dire. Ottimo lavoro.

Alla prossima.
 
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view post Posted on 7/11/2014, 17:27
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Capitolo 10 - Questo è solo un avvertimento


Finito di consegnare tutte le informazioni trovate, Kater e Jong si sbrigarono a sistemare tutto il materiale che avevano preso dagli archivi, cercando di mantenere un certo ordine. Ma ad un certo punto, quando il tavolo era quasi sgombro da documenti e roba varia, il cinese notò che l'esorcista si era fermato, lasciando il grosso del lavoro a lui. Quest'ultimo stava stringeva tra le mani la fotografia con la ragazza vista nell'illusione e la fissava con sguardo perso, che non prometteva nulla di buono.
«Kater!!!» esclamò di rabbia Jong.
«Che c'è?» rispose il prete, un po' sorpreso da quel richiamo e voltandosi verso il suo interlocutore. «E' successo qualcosa?»
«Non dirmi che...» accennò il cinese, gettando una veloce occhiata alla fotografia. «Ti sei veramente innamorato di quella tizia?»
«No, no!» ribatté l'esorcista. «Mi ero solo soffermato un attimo a fissarla, tutto qui. In fin dei conti è carina, no?»
Non riuscendo a trovare la forza per rispondere, Jong si limitò a scuotere la testa per dimostrare la sua desolazione. E il suo stato d'animo non migliorò quando intravide, poco fuori la stanza, Orihime e Rangiku, che da qualche minuto stavano fissando quella scena attraverso la porta aperta. Sembravano in attesa di una svolta romantica della vicenda, come succedeva in ogni film d'amore, ed erano così speranzose che provocarono a Jong un lungo sospiro di sollievo.
Di lì a poco però la tranquillità nel negozio fu interrotta dal capitano Hitsugaya, che richiamò tutti i presenti nella sala principale. In precedenza il giovane ufficiale si era consultato con Urahara, che dopo aver sentito i risultati della ricerca aveva formulato una nuova teoria sul Menos femmina. Se quest'ultima era ancora smemorata, di sicuro avrebbe continuato a cercare un punto di riferimento risalente al suo passato, come chi cercava un luogo conosciuto per orientarsi. Dalla ricerca fatta dal Kater, erano emersi due luoghi antichi di almeno un secolo: il primo era la chiesa dove tutto ha avuto origine, ma il negoziante dubitò fortemente che l'Hollow potesse tornare lì, dopo tutto quello che era accaduto. Il secondo invece era una vecchia villa poco fuori la periferia di Karakura e sembrava nettamente più idonea per essere il nuovo rifugio del Menos. Niente però garantiva che fosse effettivamente in quel posto, ma di sicuro era un buon punto da cui riprendere l'inseguimento allo spirito maligno.
Anche se ormai fuori era piena notte, Hitsugaya era pronto a continuare le ricerche e decise di portare con sé tutti gli shinigami presenti, ma proprio in quel momento l'esorcista intervenne sull'argomento. Sentendosi quasi offeso per essere stato escluso dal gruppo, nonostante il suo prezioso aiuto, Kater insistette per seguire il giovane capitano, ma in risposta ottenne solo un'occhiataccia da parte di Hitsugaya, irritato da quella richiesta per lui inopportuna. Nonostante quello sguardo di ghiaccio, il prete fece un secondo tentativo per farsi ascoltare, ma appena accennò che il suo compito era quello di salvare quell'anima perduta, il giovane ufficiale lo zittì con un urlo, ordinandogli in maniera perentoria di non muoversi dal negozio. Nessuno dei presenti rimase impassibile alla sua reazione, compreso l'esorcista, che rimase letteralmente senza parole. Era incredibile come il capitano, nonostante la sua giovane età, fosse riuscito ad intimorire una persona più matura di lui, senza considerare la differenza di stazza tra i due.
«Lei non ha capito come stanno le cose» replicò Hitsugaya, tornando a parlare con voce normale. «Quell'essere è ancora in circolazione e potrebbe colpire chiunque, visto il suo stato confusionale. E dovrebbe sapere anche quant'è pericoloso, non c'era anche lei quando è apparso per la prima volta o no?»
«Sì, capitano...» rispose desolatamente l'esorcista. L'unica sua reazione a quel richiamo fu un saluto alla militare, dal sapore alquanto sarcastico.
Per non correre rischi, a quel punto Hitsugaya prese le dovute precauzioni. «Spero vivamente che abbia compreso che faccio tutto ciò per la sua incolumità. In ogni caso, il tenente Matsumoto rimarrà qui di guardia.»
«Eh?!?» esclamò l'interessata, visibilmente sorpresa per la scelta del suo capitano. Sebbene la sua reazione, non si lamentò più di tanto di quell'ordine, anche se avrebbe preferito dare la caccia al Menos.
Quando tutto fu chiarito, il capitano raccolse attorno a sé gli shinigami rimasti, ovvero Rukia, Ichigo e Renji, e partì alla volta della villa presente nella periferia di Karakura. Poco dopo la loro partenza Jong, che in silenzio aveva assistito alla discussione tra Hitsugaya e Kater, ne approfittò per rimproverare quest'ultimo per la figuraccia fatta di fronte a tutti.
«Che vergogna! Capisco che si tratta di un ragazzino e che era giustamente preoccupato, dopo la storia dell'aggressione... ma almeno un po' di coraggio lo potevi dimostrare, no? Sei rimasto lì immobile come un palo della luce!»
«Jong, lo sai che non sono un tipo aggressivo!» si giustificò l'esorcista. «A meno che non sia strettamente necessario, sono contro la violenza.»
«Tutte scuse» replicò il cinese.
Finito di parlare col suo assistente, il prete si voltò e sospirando rientrò nella stanza sul retro, ma poco dopo fu richiamato dalla Matsumoto.
«Dove stai andando?»
Con voce flebile, il Kater rispose: «Vado a sistemare tutto il materiale che ho portato qui. Mi è vietato fare anche quello?»
Se da una parte il tenente si limitò a lasciarlo andare, per non infierire oltre, dall'altra Jong si lamentò per l'eccessiva sensibilità del Kater, aggiungendo però che in breve tempo si sarebbe ripreso. Sapeva fin troppo bene quanto fosse ottimista quel prete, non era un tipo così arrendevole come poteva sembrare.

Raggiungere la villa fu un compito relativamente semplice per il gruppo capitanato da Hitsugaya, grazie ai ricordi d'infanzia di Ichigo. Il ragazzo dai capelli arancioni aveva intravisto la dimora durante una gita quand'era alle elementari e con un po' di stupore quest'ultimo notò che non era cambiato nulla nel corso degli anni. L'edificio situato in aperta campagna, su una zona leggermente rialzata, era abbandonato ormai da anni e stava letteralmente cadendo a pezzi, nonostante fosse un monumento storico di Karakura. Circondato da alte mura bianche, strapiene di crepe e di varchi, la villa era formata da due piani e aveva il caratteristico tetto a pagoda, che una volta doveva essere di un verde brillante, anche se adesso appariva scolorito o addirittura assente in alcuni punti. Superata l'entrata, si poteva notare che l'edificio si allargava in due ali simmetriche, orientate secondo i punti cardinali: quella verso est c'erano i resti di un giardino interno, ormai completamente occupato da erbacce e edere rampicanti, mentre sul lato esposto ad oriente erano presenti le scuderie, dove alcune stalle erano ancora in piedi, sebbene l'erosione da parte degli elementi atmosferici. Anche se in piena decadenza, era impossibile non rimanere colpiti dall'imponenza di quella struttura, era comunque una villa di campagna per una famiglia nobiliare con tanto di servitù al seguito, e da un certo punto di vista metteva una certa suggestione. Ciò era dovuto, almeno in parte anche al tempo: era notte fonda e la luna era coperta da una fitta area nuvolosa, da cui ogni tanto faceva capolino.
Per velocizzare la ricerca, il capitano Hitsugaya decise di dividere il gruppo in due: lui e Ichigo avrebbero iniziato a perlustrare la zona est, lasciando quella ad ovest agli altri due shinigami. Non potendo entrare dalla porta principale, era sommersa dalle macerie del tetto, per ispezionare meglio il posto si decise di entrare da due diversi punti. Una volta attraversato l'erba alta del giardino, o per meglio dire ciò che ne rimaneva, Ichigo e Hitsugaya ben presto si ritrovarono all'interno della ala est, dentro un corridoio lungo e stretto pieno di camere. La struttura in legno sembrava poter ancora reggere il peso dell'edificio, nonostante il lungo abbandono, e il pavimento era strapieno di polvere e di piccoli detriti, comprese un paio di porte che si erano staccate dalla loro sede. Avanzando con una certa cautela, per evitare crolli improvvisi, i due shinigami oltrepassarono il corridoio e dopo aver dato una veloce occhiata in giro, ad un certo punto arrivarono ad una grossa stanza in muratura, sicuramente più solida rispetto a quelle viste finora.
Dai ripiani presenti ai lati della sala e dal camino sulla parete più lontana, quella sembrava essere la cucina, che per dimensioni poteva sfamare un bel numero di persone. Anche quest'ultima era ricoperta da un velo di polvere, ma aveva stranamente un aspetto spoglio, come se avessero in fretta e furia portato via tutto quello che non era fissato ai muri. E dalle finestre sfondate, era chiaro che qualcuno aveva approfittato dell'occasione per rubare tutto ciò che potevano.
«Che desolazione!» si lasciò scappare Ichigo.
«Già» esclamò il capitano, osservando alcuni fori sulla parete davanti a sé. Aveva perfino strappato i portautensili, pur di prendere qualcosa. «Gli sciacalli sono ovunque. Però adesso proseguiamo la perlustrazione.»
Il ragazzo dai capelli arancioni fu il primo ad attraversare l'uscio della cucina e in quel preciso momento percepì qualcosa di strano dell'aria, che lo bloccò all'istante. Anche il capitano ebbe la sua stessa reazione e per qualche secondo i due rimasero in silenzio, come se all'improvviso qualcuno li avesse chiamati a gran voce. Ma ciò che avevano avvertito non era un suono, ma bensì una grossa fonte di energia spirituale, che sembrava avere come punto d'origine il centro della villa. Entrambi gli shinigami rimasero molto sorpresi da quella presenza e poco dopo si scambiarono una veloce occhiata, consapevoli che quel Reiatsu non era del Menos che stavano cercando. E la nota più negativa era che quell'energia spirituale era nettamente più intensa del normale, ben oltre i livelli percepiti nei giorni precedenti.
Sebbene la situazione avesse preso una piega assai preoccupante, Ichigo senza indugiare oltre partì di corsa per raggiungere la fonte di quel Reiatsu, seguito a ruota dal capitano che gli rimase in scia. Dopo aver attraversato velocemente un'altra stanza, probabilmente la sala da pranzo, dopo qualche metro il ragazzo con la grossa spada sulle spalle si ritrovò nel salone principale della villa, dove iniziò a rallentare la sua andatura.
«Deve essere da queste parti, Toshiro! Ne sono quasi sicuro!» avvisò Ichigo a bassa voce, afferrando la sua arma con entrambe le mani.
«E non chiamarmi in quel modo!» lamentò il capitano, cercando di non esagerare sebbene odiasse tutta quella confidenza da parte di Ichigo.
Quando anche il giovane ufficiale brandì la sua katana, i due shinigami con passo più cauto entrarono nel salone e osservarono con cura l'ambiente. Sul fondo si intravedevano delle scalinate che portavano ai piani superiori, ma buona parte di esse erano andate distrutte dalle macerie del piano superiore, che era crollato lasciando un grosso buco sul soffitto. Ma l'attenzione dei due cadde quasi subito su una figura bianca presente ai piedi della scalinata, che comodamente seduta su un grosso detrito li stava aspettando.
Dopo essersi avvicinato di qualche passo, Ichigo fu il primo ad entrare nel campo visivo del misterioso individuo, che immobile lo fissò con un ghigno sul volto e tenendosi il mento con la mano stretta a pugno.
Il primo elemento che suscitò l'attenzione dello shinigami dai capelli arancioni fu il frammento di maschera bianca sul suo viso, che copriva completamente gli zigomi e il naso, dandogli una forma a punta che vagamente poteva ricordare quella di un lupo, di un coyote o anche quella di una volpe. Il frammento poi si allargava avvolgendo la fronte, lasciando due ampi spazi per gli occhi, il cui colore marrone chiaro era esaltato dalla zona d'ombra causato dalla maschera stessa. I suoi capelli erano bronzei e un po' ondulati, mentre il colore della pelle era leggermente scura, come si intravedeva dalle sezioni di viso rimaste scoperte. Aveva un aspetto giovanile, sembrava avere all'incirca vent'anni o poco più.
«Hola, dios de la muerte!» esordì quell'individuo, che aveva la tenuta bianca tipica da arrancar. Non sembrava per nulla turbato dalla presenza di Ichigo, che da tempo aveva proteso la sua arma in avanti. Stranamente il suo avversario non fece nulla per difendersi da un eventuale attacco, nonostante avesse con sé una katana legata alla cintola dei pantaloni.
«E tu chi saresti?» chiese lo shinigami.
«Oh, giusto! Certe volte mi dimentico le buone maniere...» replicò, saltando giù dal grosso detrito e mettendosi in piedi. Ad occhio e croce era alto un metro e ottanta, all'incirca quanto Ichigo. «Io sono Diego Dammioleepta, nato in quel di Las Noches. E tu invece chi sei?»
«Ichigo Kurosaki»
«Mmm... non mi dice niente questo nome, almeno per il momento.»
Poco dopo la discussione fu interrotta da Hitsugaya, che nel frattempo era entrato nel campo visino dell'arrancar. Quest'ultimo, appena intravide il mantello bianco sventolare alle spalle del giovane ufficiale sgranò gli occhi, assai meravigliato.
«Oooh, c'è addirittura un capitano da queste parti! Oggi deve essere proprio la mia giornata fortunata!»
Infastidito da quel tono, Hitsugaya ribatté alle sue parole. «Smettila di fare lo spiritoso e dimmi subito che ci fai qui!»
«Non siate impaziente, capitano!» puntualizzò l'arrancar. «A differenza vostra, io non ho alcuna fretta!»
Proprio in quel momento un forte rumore di passi, provenienti da una stanza adiacente, attirarono l'attenzione dei tre nel salone principale. Pochi istanti dopo, da un altro corridoio, comparvero Rukia e Renji che in breve tempo raggiunsero i loro compagni. Anche loro era giunti lì dopo aver percepito il Reiatsu di Diego.
«Arrivano i rinforzi!» commentò l'arrancar, sempre in maniera ironica. «Come mai ci avete messo così tanto?»
«Ma chi si crede di essere questo qui?!?» domandò perplesso Renji, voltandosi verso Ichigo e il capitano.
«Non lo so, ma non mi sembra il caso di sottovalutarlo...» suggerì l'ultima ragazza del gruppo.
Quando la situazione tornò ad essere tranquilla, l'arrancar riprese col suo discorso. «Se vi state chiedendo perché sono qui, la risposta è molto semplice: ho una missione da compiere! Ma purtroppo in questa catapecchia non ho trovato nulla di interessante, a parte voi quattro naturalmente. E' un vero peccato... si vede che è più furba di quello che credevo!»
Quell'ultima frase fu eloquente, tanto che Ichigo si lasciò scappare una domanda. «Un momento! Non starai cercando quel Menos che è apparso qualche giorno fa?»
«Esatto! Proprio lei!»
«Che vorresti fare con quel Menos?» chiese Hitsugaya, mantenendo la sua solita freddezza.
«Prima di tutto, salvarla dalle vostre grinfie! Perché per noi si tratta di un operazione di salvataggio, che potrebbe tornarci molto utile. Quel Menos femmina ha alcune caratteristiche molto particolari, quasi uniche, che potrebbero interessare il nostro nuovo capo...»
Il pensiero dei quattro shinigami andò immediatamente su Aizen, che poco tempo prima aveva tradito la Soul Society e si era ritirato nell'Hueco Mundo, luogo d'origine degli Hollow. A giudicare dalle parole dell'arrancar, sembrava proprio che dietro a quella missione ci fosse direttamente lui.
«E' abbastanza come spiegazione, capitano?»
«Basta dar fiato alla bocca!» urlò Renji, ormai stufo dell'atteggiamento di Diego. «Afferrare quella spada che ti porti dietro e dimostra quello che vali sul campo!»
«Non oggi, shinigami dalla chioma rossa! Stanotte quello che importava per noi era conoscere meglio i nostri avversari, non siamo così sciocchi da buttarci a testa bassa nella battaglia!»
«Noi?» esclamò Ichigo. «Sei così egocentrico che parli di te stesso al plurale?»
«No... parlo al plurale perché siamo in due!»
«In due? E dove sarebbe l'altro?» affermò Rukia, sospettando che il secondo arrancar fosse nei paraggi. A quel punto Diego, sorridente per aver creare un po' di agitazione tra i suoi avversari, aspettò qualche secondo prima di dare una risposta, che non fu per nulla rassicurante.
«Dopo aver scoperto che sareste venuti fin qui, ho deciso di mandare il mio secondo a farvi visita al vostro quartier generale... sapete, quel negozietto dove avete ospitato quello strano prete. Ci sarà molto utile in futuro, quel tizio attira il Menos femmina come una se fosse una calamita!»
«Bastardo!» interruppe Hitsugaya, intuendo il pericolo che correva il suo tenente. «Che intenzioni ha il tuo secondo?»
A quella domanda, per il momento, l'arrancar si limitò a ridacchiare e ciò fece solo infuriare di più il capitano.
«Dimmelo o da qui non ne esci vivo!»
«Francamente non lo so!» affermò Diego allargando le braccia. Fu così spontaneo da sembrare addirittura sincero. «E' giovane e agisce d'impulso, a malapena riesco a metterlo in riga! Chissà cosa starà combinando adesso...»
Sebbene fosse arrivato al punto di odiare quell'arrancar, il capitano Hitsugaya riuscì a mantenere il sangue freddo, ma quel discorso non valeva per Ichigo e Renji. Cercando di sfruttare la situazione a loro vantaggio, i due shinigami si gettarono in avanti contro il loro avversario, brandendo le loro spade, ma appena li vide avvicinarsi Diego fece un paio di passi all'indietro, per evitare l'assalto combinato. Sfruttando la spinta, l'arrancar fece un balzo all'indietro, finendo il suo volo a circa metà della scalinata. L'atterraggio non fu stabile all'inizio, per via dei detriti, ma dopo qualche secondo ritrovò l'equilibrio.
«Vi ho già detto che oggi non è tempo di combattere!» replicò Diego sentendosi offeso e osservando tutti dalla sua posizione rialzata. «C'è un concetto che dovete ficcarvi in testa: noi possiamo colpirvi dove e quando vogliamo. Spero che lo abbiate capito, shinigami!»
A quel punto, non essendoci più altro da dire, l'arrancar completò di corsa il resto della scalinata e si rifugiò in una delle stanze più vicine, scomparendo alla vista degli shinigami in un lampo. Il successivo tentativo di inseguirlo si rivelò inutile, Diego era letteralmente svanito, come il suo Reiatsu. Ma adesso la preoccupazione del capitano Hitsugaya e della sua squadra era rivolta da tutt'altra parte e senza perdere altro tempo tornarono verso Karakura, più velocemente che potevano.


Continua...

Edited by monsieur Bordeaux - 13/4/2015, 17:28
 
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Capitolo 11 - Colti di sorpresa


Con molta cura, Kater riprese tutto il materiale lasciato nel negozio di Urahara e iniziò a riportarlo nel bagagliaio della sua auto, cercando di non mescolare i documenti. L'ultima cosa che voleva in quel momento era un sonoro richiamo anche da parte del prete, già in collera con lui per gli eventi successi qualche giorno fa. Dopo un certo lasso di tempo anche Jong diede una mano all'esorcista, mentre il tenente Matsumoto si limitò a seguirlo con gli occhi, rimanendo appoggiata per tutto il tempo ad uno dei pali che sorreggeva la tettoia. Fu subito evidente che per lei quel compito fosse troppo noioso, sbadigliò per ben due volte durante il viavai del monaco. Ma nel giardino di fronte al negozio c'era anche una quarta persona, che senza un apparente motivo era rimasta ad osservare quella scena. Era Orihime, che per tutto il tempo osservò il Kater con aria pensierosa, per via della precedente discussione tra quest'ultimo e il capitano Hitsugaya. Pur accettando le motivazioni del giovane ufficiale, la ragazza era dispiaciuta per come aveva reagito il monaco e non fece nulla per nascondere il suo animo così sensibile.
Quando il Kater finì di portare anche gli ultimi documenti in macchina, la sua attenzione cadde subito su Orihime, che nel frattempo gli venne incontro.
«Tutto a posto?» chiese con voce pacata. L'esorcista rimase così sorpreso da quella domanda che sbatté le palpebre per un paio di volte.
«Sì, certamente!» esclamò. «Tutto quello che c'era da prendere è stato preso!»
«No, non mi riferivo ai documenti, ma a lei. Dopo aver parlato col capitano Hitsugaya, sembrava veramente demoralizzato...»
«Ah, quello! Tutto passato!» la tranquillizzò l'esorcista. «E' solo che non accetto la decisione del vostro giovane amico. Capitemi, io non posso rimanere fermo, in un angolo, ad aspettare il mio turno... è più forte di me! Sono un uomo d'azione, dopotutto!»
«Infatti non sta mai fermo, neanche quando si tratta di tempo libero» specificò Jong. «Corsa, nuoto, calcio... certe volte è fin troppo attivo!»
«Oooh!» esclamò Matsumoto, intervenendo nella conversazione. «Io adoro gli uomini che prendono l'iniziativa!»
Davanti a quell'affermazione, il Kater si sentì quasi onorato dalle parole del tenente, ma fu subito messo in guardia dal suo assistente cinese. Quest'ultimo, dopo aver afferrato il saio per parlargli all'orecchio, lo avvisò che per tutto il tempo la spadaccina lo aveva osservato con occhi molto interessanti, fin troppo per i suoi gusti. Il monaco, che non si era per nulla accorto di tutto ciò, rimase stupito da quell'avviso e solo in quel momento capì che la frase della Matsumoto aveva l'aria di essere un po' ambigua. Il tenente, notando lo sguardo un po' perplesso dell'esorcista, si lasciò scappare ad un piccolo sorriso, riuscendo finalmente a rompere quella monotonia che si era creata dopo la partenza del capitano.
Ma quel momento di ilarità fu di breve durata, perché di colpo Matsumoto cambiò espressione e iniziò a fissare un punto alle spalle del monaco. I suoi occhi argentei aveva intravisto qualcosa muoversi all'esterno della cancellata di legno e immediatamente fece un urlo che attirò l'attenzione dei presenti. Come predetto dallo shinigami, all'improvviso una potente fonte di energia spirituale fece la sua apparizione da quelle parti, mettendo a disagio in particolar modo il Kater e Orihime.
Senza alcuna fretta, il misterioso essere apparve poco dentro il giardino di Urahara, in una posizione leggermente defilata rispetto al gruppo. Era tutto vestito di bianco, come lo era il precedente arrancar, ma a differenza di quest'ultimo aveva la giacca aperta, dove si vedeva chiaramente il tipico foro presente nel corpo degli Hollow, all'altezza dell'addome. L'aspetto del nuovo arrivato era quello di un adolescente, più o meno coetaneo di Orihime, di corporatura magra e snella, alto all'incirca un metro e settanta. Ciò che colpì maggiormente i presenti fu la sua pettinatura: aveva una vistosa cresta nera di circa dieci centimetri, simile a quella dei mohicani ma a punta, mentre ai lati della testa era completamente rasato. I suoi occhi erano castani, di una tonalità molto scura, e sul collo era visibile ciò che rimaneva della maschera, uno strato bianco con un leggero rigonfiamento all'altezza della gola e dall'aspetto squamoso, come la pelle dei rettili.
Sebbene l'arrancar avesse tenuto nascosta la sua presenza fino all'ultimo, stranamente rimase immobile quando fece la sua comparsa, sembrava più interessato ad osservare chi aveva di fronte. Intuendo però che quella era solo una fase d'attesa, il tenente ordinò al resto del gruppo di mettersi al riparo, mentre estraeva la sua spada dal fodero. Appena quest'ultima si mise in guardia, anche il nuovo arrivato si preparò al combattimento, afferrando con molta tranquillità l'arma che teneva alla cintola. Quel comportamento così prudente era assai sospetto, era rimasto fin troppo calmo secondo Matsumoto, ma ad un certo punto l'arrancar prese la parola.
«Chi di voi è l'esorcista?» domandò, gettando una veloce occhiata al terzetto che nel frattempo si era posizionato sotto la tettoia.
«E tu chi diavolo sei?» replicò il tenente.
«Vuoi sapere il mio nome? Sono Leandrio Delacrullier. Ma adesso dimmi chi di quei due è l'esorcista!»
«Perché ti interessa?»
Temendo che fosse il suo obiettivo, Matsumoto fece un passo di lato, mettendosi a metà strada tra lo spadaccino e il monaco. In quella posizione avrebbe impedito qualsiasi tentativo del suo avversario di attaccare il monaco.
«E' per caso quello vestito di scuro o quello rosso?» continuò l'arrancar, con aria dubbiosa.
«Perché lo stai cercando?»
«Perché ho ricevuto un ordine ben preciso su di lui: per noi è diventato intoccabile, almeno per il momento... che noia! Però questo è l'unico vincolo che mi hanno dato.»
Sentendo quelle parole, il tenente si sentì sollevata, almeno in parte. Per il momento il Kater era fuori pericolo, ma allo stesso tempo temeva quali fossero le vere intenzioni dell'arrancar.
«Se il tuo obiettivo non è lui, allora perché sei qui?»
A quella domanda sul volto del giovane spadaccino comparve un leggero sorriso. «Semplice, per divertirmi! Non sai da quanto aspetto un'occasione del genere!»
Prendendo l'iniziativa, l'arrancar scattò in avanti e in un lampo si ritrovò di fronte allo shinigami, che d'istinto parò il primo fendente avversario. Le due lame rimasero incrociate a lungo, in quella prova di forza, finché ad un certo punto lo spadaccino vestito di bianco fece un balzo all'indietro, mettendo qualche metro tra sé e Matsumoto. Anche se il duello era appena iniziato, Leandrio sembrava entusiasta di aver trovato un avversario di quel calibro e con un gesto della mano invitò lo shinigami a farsi avanti, per continuare lo scontro. Da quel momento in poi i due spadaccini, sfruttando tutto lo spazio presente in giardino e anche oltre, si scambiarono diversi fendenti e col passare del tempo divenne palese che tra i due si era creato una situazione di stallo. Sebbene l'arrancar fosse molto veloce nei movimenti, aiutato sicuramente dal suo fisico minuto, non era però in grado di cogliere impreparato il tenente di Hitsugaya, che dalla sua parte aveva più esperienza nei combattimenti ravvicinati. Inoltre, osservando il duello dall'esterno, si aveva l'impressione che Leandrio fosse più interessato a creare scompiglio che a sconfiggere Matsumoto, come quando sfondò un muretto di mattoni per far perdere l'equilibrio al suo avversario: l'unico risultato che ottenne fu provocare tanto rumore, spargendo frammenti per tutta la strada adiacente il giardino.
Impressionato da quello che stava accadendo, l'esorcista per tutto il tempo rimase senza parola, mentre vedeva duellare i due spadaccini ad un ritmo per lui impressionante. Solo dopo qualche minuto finalmente riprese a parlare, rivolgendosi ad Orihime con aria sbalordita.
«Ma... chi è quel tizio vestito di bianco? Lo conoscete?»
«E' un arrancar» rispose la ragazza, anche lei seguendo il combattimento con la coda dell'occhio.
«Un che?» esclamò Jong. A differenza del Kater, il cinese era quasi affascinato da quel duello, nonostante la tensione presente. Fu la stessa Orihime a dargli una risposta.
«Per dirla in parole povere, si tratta di un Hollow di alto livello, ben più forte del Menos che il signor esorcista ha incontrato qualche notte fa.»
«Merda! Di male in peggio!»
«Ma sei sicura che sia così pericoloso?» intervenne l'esorcista. «Ha un aspetto così umano...»
«Sì, sicurissima. Non so perché sia venuto qui, ma per nostra fortuna Matsumoto lo sta tenendo lontano da noi.»
«Già, se la sta cavando veramente bene. Ma dovremmo fare qualcosa per aiutarla, non mi piace rimanere con le mani in mano!»
«Hai già in mente qualcosa, Jong?» domandò il monaco, notando lo sguardo severo del suo assistente. Lo frequentava da così tanto tempo che ormai i due si intendevano al volo, al Kater bastò vedere la sua espressione per capire che stava progettando un piano.
«Se riesco ad essere abbastanza veloce, potrei piazzare alcuni sigilli nel giardino, usando il perimetro come base. Ad occhio, credo che dovrebbero bastare, o almeno lo spero.»
«Sigilli?» chiese Orihime dubbiosa.
«Per formare una barriera» spiegò l'esorcista. «Non so quanto possa resistere, vista la forza l'abilità di quell'arrancar, ma è sempre meglio di niente! Se abbiamo un po' di fortuna, potremmo anche intrappolarlo per un paio di minuti... Jong, mi raccomando: sii prudente!»
«Come sempre!»
Dopo aver controllato di avere tutto il necessario, il cinese uscì dalla tettoia e proseguì verso l'angolo più vicino della palizzata, cercando di rimanere il più lontano possibile dal duello tra i due spadaccini. Recitando le formule di rito, vecchie di chissà quanti anni, Jong applicò un paio di sigilli di carta ai due lati e subito dopo si preparò a ripetere l'operazione con l'angolo alla sua sinistra. Sempre cercando di non perdere l'occhio lo scontro nel giardino, i cui movimenti era repentini e imprevedibili, l'assistente si preparò per fissare i successivi sigilli, ripetendo i gesti fatti in precedenza. Quando finì anche con quell'angolo, Jong decise di fermarsi per qualche secondo, osservando com'era la situazione attorno all'emporio di Urahara. Nonostante avesse tolto lo sguardo solo per pochi secondi, il cinese aveva perso di vista i due spadaccini, ma in sottofondo riusciva ancora a sentire lo stridio causato dalle loro lame, che riecheggiava alle spalle del negozio.
Non perdendo altro tempo, Jong riprese la sua corsa lungo il perimetro della palizzata, gettando stavolta un'occhiata verso l'esorcista e Orihime. Entrambi lo stavano fissando con occhi speranzosi, mentre fu subito visibile l'agitazione della ragazza per l'assistente del Kater: era immobile e ammutolita. Al contrario l'esorcista, agitando le braccia, incitò il cinese a proseguire con la sua tattica.
Proseguendo la sua corsa verso il terzo angolo, Jong in breve tempo sparì dietro il negozio di Urahara, continuando a mantenere un passo sostenuto. Rimase il più vicino possibile alla palizzata, ma ad un certo punto il cinese intravide un'ombra allungarsi accanto a sé, che col passare del tempo divenne sempre più nitida. Appena alzò lo sguardo in alto, rimase così sorpreso che ciò che vide che si fermò di colpo, quasi inciampando per la brusca frenata. Non riusciva a credere ai suoi occhi, di fronte a lui era apparso l'arrancar con la cresta, che in un batter di ciglio lo aveva raggiunto e persino superato. Lo scatto di Leandrio era stato così fulmineo che aveva preso di sorpresa anche la stessa Matsumoto, incredula nel vedere che l'arrancar aveva abbandonato il duello senza preavviso. Nonostante avessero altezza e corporatura simili, Jong capì di essere in netto svantaggio, di fronte a lui c'era un avversario fuori dalla sua portata, sotto ogni punto di vista. Lo spadaccino in bianco lo osservò con aria minacciosa, solo lievemente compiaciuto nel constatare che il cinese era in preda al panico: i suoi occhi era colmi di terrore, sebbene l'assistente del Kater tentasse di mantenere la calma.
«Sei tu quello che si aggirava per il giardino, vero?» accusò Leandrio, con un tono di voce stranamente infastidito. Jong, cercando di non farlo arrabbiare più di tanto, si limitò a rispondere di sì con un cenno del capo. L'arrancar fece quella domanda perché, durante il duello, avevano notato qualcuno muoversi nel suo raggio d'azione, rovinando, a suo giudizio, il bel duello che stava facendo con lo shinigami. Non aveva capito che il cinese stava preparando una trappola ai suoi danni, ma la sua sola presenza nei paraggi bastò per mandarlo su tutte le furie, per lui Jong era solo un inutile distrazione.
«Ora che ci penso...» continuò l'arrancar, prendendosi qualche secondo per riflettere. «Mi è tornato in mente un dettaglio sull'esorcista: è straniero! Tu, invece, hai dei tratti molto familiari e ciò può significare solo una cosa...»
Impaurito da quelle parole, il cinese fece un passo all'indietro, cercando di guadagnare un leggero vantaggio su Leandrio. Quest'ultimo però, stranamente, non reggeva la spada come durante il duello con lo shinigami, ma bensì con una sola mano e con la lama rivolta verso il basso. Un atteggiamento insolito, ma Jong temeva che avesse altro per la testa e infatti poco dopo l'arrancar lanciò un urlo, in preda alla rabbia.
«Sei inutile!!!»
Con un veloce movimento della gamba destra, Leandrio eseguì un calcio così rapido che il cinese non poté far nulla per reagire, quando venne colpito all'altezza dello stomaco. Sebbene non avesse usato tutta la sua forza fisica, il gesto dell'arrancar fu così violento che Jong fu letteralmente scaraventato all'indietro per diversi metri, finendo la sua caduta vicino all'entrata del negozio.
Quando il corpo del cinese si fermò, immobile, in mezzo i fili d'erba, Orihime e Kater lo osservarono spaventati e senza parole, sembrava che l'assistente dell'esorcista fosse stato colpito da una cannonata. Anche Matsumoto non rimase indifferenza davanti a quella scena, sebbene avesse visto solo la parte iniziale, ma ciò che la mise in allerta fu il successivo comportamento di Leandrio. Il suo avversario, dopo essersi sfogato, tornò a concentrarsi sullo shinigami e lo invitò a riprendere il duello che lui stesso aveva interrotto.
«Senza più fastidi, ora posso divertirmi come si deve!» commentò.
Era incredibile quanta insensibilità stava dimostrando nei confronti di Jong, ma quello non era l'unico particolare che Matsumoto stava tenendo d'occhio di quell'arrancar. Infatti il tenente aveva notato, durante il combattimento, che il suo avversario era molto immaturo e allo stesso tempo tendeva ad irritarsi molto facilmente, come quando lo prese in giro perché aveva abbattuto un muretto mancandola. Temeva che potesse perdere del tutto la testa e combinare qualche sciocchezza, come aggredire l'esorcista anche se gli era stato ordinato di non farlo.
Nel frattempo, in preda all'agitazione, Kater e Orihime si precipitarono per prestare il primo soccorso a Jong, inginocchiandosi per osservarlo da più vicino. Respirava a fatica e il dolore era così intenso che aveva la schiena incurvata verso l'interno, trattenendo le urla a denti stretti. L'esorcista capì subito che le condizioni del suo assistente erano gravi, la leggera rientranza nel torace indicava che alcune costole erano spezzate, e non poté far altro che parlargli, nel tentativo di mantenerlo cosciente. Poco dopo si voltò verso Orihime e sono in quel momento si accorse che la ragazza si stava concentrando, ripetendo a bassa voce la stessa frase. Poi, nel giro di un attimo, l'esorcista prima intravide il fermacapelli di Orihime brillare e subito dopo comparve sopra il corpo di Jong una specie di barriera arancione, che lo coprì completamente.
«Cosa stai facendo?» domandò Kater, un po' perplesso.
«Stia tranquillo, lo sto guarendo» rispose semplicemente la ragazza. Il monaco, non potendo fare altro, si limitò a commentare: «Speriamo bene!»
La cura proseguì indisturbata per qualche secondo, ma all'improvviso il rimbombo di una caduta fece girare la testa a coloro che stavano accanto al corpo del cinese. Con molta sorpresa, entrambi videro l'arrancar per terra, più o meno dei pressi dell'angolo in cui Jong aveva affisso i primi sigilli. Nonostante la botta subita, in seguito ad un probabile attacco di Matsumoto, Leandrio si rialzò in piedi e in maniera frettolosa si pulì le maniche del vestito, sporche di terra. Fu durante quell'operazione che notò l'esorcista e Orihime vicino al corpo di Jong e immediatamente la sua attenzione cadde su di loro, lasciandosi nuovamente alle spalle lo scontro con lo shinigami.
«Ehi, che state facendo voi due?» urlò, lanciando un'occhiataccia verso la loro direzione.
«Oh, cielo!» esclamò il Kater. «Quel pazzo non vorrà mica attaccarci? Jong è ancora troppo dolorante per muoverlo, che possiamo fare?»
A quel punto Orihime, sebbene la paura iniziale, si alzò e puntò lo sguardo verso l'arrancar, concentrandosi nuovamente per usare il suo potere. Togliendo la barriera che aveva posto sull'assistente del Kater, stavolta la ragazza la mise davanti a sé, formando un triangolo che coprì sia lei che i due ragazzi alle sue spalle. Leandrio non sembrò per nulla intimorito da quella scena, anzi, la trovava interessante.
«Pensi veramente che quella barriera possa resistere a lungo?» domandò, in maniera ironica. Aveva preso la mossa di Orihime come una provocazione e aveva tutta l'intenzione di mettere alla prova la tecnica della ragazza. Matsumoto intuì che l'arrancar stava per aggredire la sua amica, ma stavolta gli avrebbe impedito di agire in quel modo.
«Tu non vai da nessuna parte! Sono io il tuo avversario!» urlò, gettandosi verso di lui.
A differenza del precedente attacco, Leandrio riuscì a schivare lo shinigami, appoggiando i piedi sulla palizzata, e con una spinta lo scavalcò senza problemi, correndo in direzione di Orihime. La raggiunse in una frazione di secondo, fermandosi a pochi centimetri dalla sua barriera e ciò fece sussultare la ragazza, che però rimase concentrata nel mantenere la sua unica difesa. Cercando di assisterla, l'esorcista prese la bottiglietta con l'acqua santa e si preparò ad usarla. Era consapevole che non aveva granché per sostenere la ragazza, ma di sicuro il coraggio non gli mancava.
Non aspettando oltre, l'arrancar decise di rompere la barriera di Orihime e per farlo lasciò momentaneamente la spada per concentrare tutta la sua forza nel pugno destro. Con uno scatto disperato, Matsumoto tentò di impedire quel gesto, ma intervenne troppo tardi.
La barriera si disintegrò in mille pezzi, la maggior parte dei quali si sollevarono in aria, assieme ad alcune gocce d'acqua, ciò che rimaneva del getto scagliato dal Kater contro l'arrancar. Vista da fuori, sembrava che Leandrio avesse abbattuto la difesa di Orihime con facilità, ma in realtà non fu così. Dovette usare gran parte delle sue energie per liberarsi della barriera, ma alla fine l'arrancar si sentì soddisfatto per il risultato ottenuto. Incredibilmente Kater e Orihime ne uscirono illesi da quel colpo, ma il loro stupore aumentò quando videro in faccia Leandrio, che per qualche secondo rimase immobile. Senza alcun motivo, il sorriso compiaciuto dell'arrancar scomparve dal suo volto e di colpo iniziò ad urlare, con tutta la voce che aveva in corpo. Poi cadde in ginocchio e con forza si afferrò la mano destra, che risultò essere ustionata. Non era ben chiaro cosa fosse successo, ma alla fine fu l'esorcista a trovare una spiegazione abbastanza valida. Quando lanciò l'acqua santa contro l'arrancar, molto probabilmente è stata assorbita dalla barriera di Orihime, che una volta distrutta ha ustionato Leandrio. Non c'era da sorprendersi quindi se l'acqua santa avesse un effetto bruciante sugli Hollow in generale, in fondo serviva proprio ad allontanare gli spiriti maligni, ma forse il dato più sorprendente era che i due ragazzi si erano salvati per un pelo dall'attacco dell'arrancar. Si poteva tranquillamente ammettere che quella combinazione era stata assai fortunata.
Ancora dolorante per l'acuto dolore alla mano, l'arrancar si mise in piedi e fu subito evidente il suo sguardo furioso, sembrava sull'orlo di perdere la ragione. Matsumoto, appena rinfrancata nel vedere che Orihime e l'esorcista stavano bene, si scagliò contro l'arrancar e lo fece indietreggiare di qualche metro, evitando che potesse aggredire la compagna di classe di Ichigo. Era così instabile che avrebbe potuto compiere qualunque gesto e in quel frangente il tenente fu tentato di usare il potenziamento della sua spada, lo Shikai, per mettere la parola fine a quel duello. Temeva soprattutto che Leandrio potesse usare un Cero senza preavviso, colpendo qualche innocente, ma per sua fortuna non fu necessario. Poco tempo dopo il tenente percepì l'arrivo imminente del suo capitano, insieme al resto della squadra andata in perlustrazione, e ciò mise in allarme Leandrio, che davanti alla prospettiva di affrontare più shinigami preferì alzare bandiera bianca. Stanco e dolorante, riuscì giusto in tempo a scomparire nel buio della notte, nonostante i tentativi di ostacolarlo da parte di Matsumoto. L'arrivo di Hitsugaya nel giardino fu salutato calorosamente da Kater e Orihime, che si lasciarono andare ad un lungo respiro di sollievo.


Continua...
 
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Capitolo 12 - Il filosofo e l'annoiato


La notte appena trascorsa era stata veramente movimentata, nessuno tra gli shinigami si aspettava l'arrivo di ben due arrancar a Karakura. Uno di loro aveva perfino osato presentarsi al negozio di Urahara, usato dal capitano Hitsugaya come punto di ritrovo, ma per fortuna i danni causati erano limitati. Non era ancora ben chiaro il perché di quel gesto, ma ciò contribuì a rendere più difficile una situazione già ingarbugliata di suo.
Nel frattempo, lontani da occhi indiscreti, i due arrancar si riunirono in un luogo non meglio precisato, che a prima vista sembrava una grotta scavata nella roccia. Era in leggera penombra e nonostante fosse illuminata dalla tenue luci di alcune candele, inserite in apposite nicchie, non era ben chiaro quanto grande fosse quell'ambiente. Il primo ad arrivare sul posto fu Diego, che con molta calma si appoggiò alla parete e si mise ad aspettare il ritorno del suo compare. Dall'espressione che aveva in volto, era evidente che si sentiva soddisfatto dell'incontro fatto con gli shinigami, gli era stato utile raccogliere informazioni sui suoi avversari. L'unica cosa che lo preoccupava, ma solo lievemente, era la presenza del capitano nel gruppo giunto nella villa abbandonata: non se lo aspettava proprio l'arrivo di un ufficiale da quelle parti.
Poco tempo dopo anche il secondo arrancar giunse al rifugio, ma a differenza del primo era agitato, qualcosa o qualcuno lo aveva reso nervoso. Appena i due spadaccini vestiti di bianco si trovarono di fronte, gli occhi di Diego caddero subito sulla mano ustionata di Leandrio, che dolorante cercava di muoverla il meno possibile. Le lamentele dell'arrancar più giovane erano tutte rivolte nei confronti di coloro che aveva incontrato nel giardino di Urahara, dando l'impressione di essere stato ferito più nell'orgoglio che nel fisico. A quel punto, spinto dalla curiosità, Diego chiese un resoconto su tutto ciò che era accaduto di fronte al negozio.
Spiegando come si era svolto il duello con lo shinigami presente, Leandrio cercò un po' di comprensione nel suo compare, che però non sembrava per nulla contento da ciò che stava sentendo. Quando poi l'arrancar più giovane raccontò come si era ustionato la mano, quasi in collera Diego lo interruppe bruscamente con un grido. Leandrio rimase così sorpreso da quella reazione che spalancò gli occhi stupito.
«E' tutta colpa tua, cabron!» esclamò l'arrancar più anziano, dando dell'idiota al suo compare. Aspettò qualche secondo di pausa prima di riprendere il discorso: «Almeno spero che ti serva da lezione...»
«Stai scherzando, vero?» ribatté Leandrio, ancora più perplesso. «Non mi puoi trattare così!»
«Ed invece posso, perché io sono il numero 39, mentre tu sei il 65! Ti è chiaro il concetto?»
«Eh? Mi stai dicendo che dovrei rispettarti solo perché sei più vecchio di me?»
«Sì, è una questione di anzianità, cabron!»
«E smettila di chiamarmi in quel modo!!!»
«D'accordo!»
I due si guardarono in cagnesco per diversi secondi e per poco non si misero a litigare furiosamente. Non sembrava esserci molta stima tra i due arrancar, ma alla fine Leandrio si calmò e smise di protestare, permettendo a Diego di riprendere il suo discorso.
«Hai commesso troppi errori... ad esempio, perché hai messo a terra il tizio vestito di rosso?»
«Perché era troppo fastidioso, che domande! Continuava a muoversi avanti e indietro per il giardino, proprio quando stavo combattendo con lo shinigami donna!»
«E hai capito perché lo faceva?»
«Ehm... no.»
«Stava scappando? O magari stava tentando di fregarti in qualche modo?»
«Ed io che ne so! Ero impegnato a combattere!»
Sentendo quelle risposte, Diego alzò la voce e rimproverò nuovamente il suo compare. «Ma allora sei proprio un cretino! Devi rimanere concentrato quando sei in lotta, non siamo mica giunti fin qui per una gita!»
«Lo so...» sospirò l'altro arrancar.
«Ma la stupidaggine più grande è stata quando hai aggredito quella ragazza. Cosa diavolo avevi per la testa?!?»
«Mi aveva provocato! Non potevo rimanere indifferente!»
«Tutte scuse!» ribatté offeso l'arrancar più maturo. «La tua mancanza di concentrazione poteva costarti caro, la prossima volta il nemico non sarà così clemente nei tuoi confronti. Chiaro?»
Anche se controvoglia, alla fine Leandrio, non senza sbuffare, ammise di aver commesso gli errori sottolineati da Diego.
«E poi devi smetterla di seguire solo l'istinto. Siamo giunti ad un livello in cui dobbiamo usare la ragione e non pensare come degli animali. Forse te lo sei scordato, ma abbiamo un onore da difendere!»
«Hai finito con i tuoi discorsi filosofici?» lamentò Leandrio, gettando una veloce occhiata alla sua mano dolorante. «Vorrei andarmi a curare.»
«Ah, vai pure» affermò Diego, che poi in seconda battuta aggiunse: «Nonostante i tuoi errori, almeno sei riuscito a creare un po' di confusione tra i nostri nemici. Lo ammetto, sei stato bravo!»
Rimanendo zitto, per non litigare nuovamente col suo compare, Leandrio si allontanò e si mise in un angolo della grotta, per curare la mano ustionata. Lo odiava quando faceva l'arrogante, era veramente insopportabile. In altre circostanze gli avrebbe già messo le mani addosso, ma quella notte l'arrancar con la cresta era troppo stanco per continuare la discussione e decise di lasciar perdere.
Al contrario di quello che pensava del suo compare, Diego lo aveva trattato così non per dimostrare la sua intelligenza o le sue abilità, ma bensì per mantenerlo concentrato per un futuro scontro con gli shinigami. Essendo una persona molto filosofica, infatti nel loro ambiente era famoso per i suoi discorsi a riguardo, Diego aveva un altro motivo che lo spingeva completare quella missione, oltre che salvare un suo simile. Stava facendo tutto ciò per risollevare quello che lui stesso definiva "il decaduto orgoglio degli arrancar", a suo dire in rovina da quando Aizen era arrivato alla fortezza chiamata Las Noches. Non aveva mai apprezzato quell'uomo, ma ne riconosceva la forza e l'autorità e per questo motivo non lo aveva mai criticato, almeno apertamente. Per lui era inaccettabile che a capo di Hueco Mundo ci fosse uno shinigami, ma ciò che lo rendeva veramente triste era come quasi tutti gli altri arrancar, che considerava come fratelli e sorelle, lo seguissero senza mai discutere. Lo stesso Leandrio era molto rispettoso nei confronti di Aizen e più di una volta aveva criticato Diego per il suo atteggiamento, a suo dire offensivo. Sebbene il più maturo dei due fosse d'accordo sul fatto che l'ex capitano avesse aiutato i loro simili a diventare arrancar, d'altro canto rispondeva a quella critica con una sola frase: «Da me potrà avere la mia sincera gratitudine, ma si può scordare la mia lealtà eterna!». Ma l'irriverenza di Diego proseguiva anche quando si parlava dello scontro tra arrancar e shinigami, che lui stesso aveva ribattezzato come "la piccola guerra privata di Aizen". Non potendolo criticare direttamente, si limitava a ridicolizzare i piani del suo capo, nonostante avesse ben sintetizzato l'attuale situazione.
Diversamente dal suo compare, Leandrio non aveva secondi fini e aveva accettato quella missione per un semplice motivo: provare un po' di azione sulla sua pelle. Non avendo particolari incarichi a Las Noches, fino a quel momento l'arrancar con la cresta aveva vissuto in maniera quasi anonima, interrotta ogni tanto da qualche allenamento con la spada o dall'incontro con un suo superiore. Era annoiato a morte dal suo stile di vita, quasi al limite della depressione, ma tutto cambiò il giorno in cui fece la conoscenza di Diego. Gli sembrò quasi un sogno quando quest'ultimo gli propose di seguirlo per una missione nel mondo reale, era l'occasione che stava aspettando per dare una scossa alla sua vita. Poteva finalmente abbandonare, anche se per poco tempo, quell'enorme palazzo bianco che ormai conosceva quasi a memoria, immerso in una notte perenne e circondato da un deserto senza confini. Non ci volle molto per convincere Leandrio ad accettare quella missione, a Diego gli bastò aggiungere l'aggettivo divertente al suo discorso e in un batter d'occhio l'arrancar con la cresta decise di seguirlo, senza fare troppe domande.
Una volta trovato l'accordo, sigillato da una vigorosa stretta di mano, i due arrancar poco tempo dopo fecero una veloce incursione nel mondo reale e lì Leandrio rimase sbalordito da ciò che vide. I due arrancar erano apparsi sul tetto di un edificio, affacciato su una via commerciale di Karakura, proprio durante l'ora di punta. Sotto i loro occhi scorreva un fiume di gente, impegnata ad osservare le variopinte vetrine dei negozi o, in alternativa, esaminare gli oggetti in mostra sulle bancarelle sparse lungo la strada. Non sembrava esserci nulla di particolare in quella scena, il caotico e rumoroso pomeriggio di un giorno qualunque, ma per uno come Leandrio era qualcosa di incredibile: era così entusiasta che sembrava un bambino di sei anni che entrava per la prima volta in un parco di divertimenti. Avendo passato la maggior parte del suo tempo a Las Noches, ormai si era abituato a vivere in un ambiente silenzioso e monotono, dove due colori dominavano su tutto: da una parte il bianco delle pareti e del deserto che circondava la fortezza, dall'altra il nero della notte che avvolgeva tutto Mundo Hueco. Al contrario, quella zona era così piena di colori e di suoni che i suoi sensi furono letteralmente travolti da una marea di stimoli, che mai aveva provato fino a quel momento. Ci volle un bel po' di tempo per rimettere in riga Leandrio, era così stravolto da quell'esperienza che sembrava essere caduto in uno stato allucinogeno!

Qualche minuto più tardi, proprio mentre l'arrancar con la cresta stava preparando la medicazione per fasciarsi la mano ferita, Diego si avvicinò al suo compare e per un po' di tempo rimase in silenzio, osservando ciò che stava facendo da una certa distanza. Notando quasi subito la sua presenza, che in quel momento era alquanto fastidiosa, Leandrio si voltò di scatto verso di lui ed esclamò: «Che c'è ora?»
«Ah, niente!» replicò l'altro arrancar. «Volevo solo vedere quant'è grave la tua ferita. Ora capisco perché ti lamentavi così tanto, poco fa.»
Diego poteva essere anche arrogante, ma di certo non avrebbe mai abbandonato un suo compagno in difficoltà. Sicuramente era troppo immaturo per i suoi gusti, ma sembrava aver capito la lezione.
«Oh, grazie...» accennò stupito il più giovane dei due. «Spero solo che la mia sortita tra gli shinigami sia servita a qualcosa, non vorrei avermi bruciato una mano per niente!»
«Puoi stare tranquillo!» ribatté Diego, con una certa allegria. «Tutto va come previsto: dobbiamo solo aspettare e poi faremo la nostra mossa!»
«Non mi sembra un granché come piano, soprattutto nella parte in cui devo aspettare! Voglio un po' d'azione!»
«Ci sarà, pensa piuttosto a guarire del tutto. Ah, prima che me ne dimentichi... hai speso la roba che ti avevo detto di prendere?»
«Sì, è laggiù!» rispose Leandrio, indicando un punto sul lato opposto della grotta. «Ma che ti serve quella roba?»
«A tempo debito lo capirai.»
Guardando nella direzione indicata dall'arrancar più giovane, Diego vide a terra un pacchetto dalla carta bianca, legato con uno spago, e sopra di esso una katana dal manico nero, protetta dal suo fodero. Dopo aver raggiunto il punto indicatogli dal suo compare, l'arrancar spostò la spada e con molta cura aprì il pacchetto, per controllarne il contenuto. Una volta stesa la carta, Diego si ritrovò in mano una divisa bianca nuova di zecca, esattamente come quella che lui stesso indossava. Si lasciò scappare un sorriso in quell’occasione, aveva in mente di fare una bella sorpresa ad Aizen e agli altri arrancar.


Continua...
 
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view post Posted on 12/12/2018, 22:22
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